E ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani. – (Søren Kierkegaard)
Quando viaggio mi capita di chiedere ad un passante la strada per arrivare in un posto e a volte succede che quello mi risponde che non lo sa, quindi mi guardo intorno, alla ricerca di qualcun altro che mi sappia indicare la via. Provo un senso di smarrimento: Guardai ma non c’era nessuno, proprio nessuno tra loro che sapesse dare un consiglio o che, quando io lo interrogavo, potesse dare una risposta. (Isaia 41:28)
Allora compro una mappa della città. Ancora meglio, mi affido al navigatore satellitare. Comunque sono consapevole che, se voglio arrivare alla meta che mi sono prefissa, devo seguire una rotta, altrimenti perdo tempo, energie… e vago di qua e di là.
Questo è quello che capita anche nella nostra vita. Cosa ci dà la direzione? Lo sappiamo (o dovremmo saperlo): la meta, i valori, la motivazione.
Senza bussole e senza punti di riferimento perdiamo di vista la rotta e ci affidiamo al cuoco di bordo, cioè al primo che capita. Ho rispetto per gli chef ma, quando salgo su una nave, per arrivare alla meta preferisco affidarmi al comandante.
Per ritornare alla metafora del cuoco di bordo, quali informazioni lui ci propina? Notizie superflue, dati secondari, cose effimere. E a chi succede questo? A chi si accontenta, a chi pensa solo a cosa mangerà domani, a chi non si preoccupa di sapere dove sta andando, se ci arriverà e quando. Non verifica nemmeno se la nave su cui si trova è in grado di affrontare le tempeste e i venti contrari.
Francesco (il protagonista del mio libro QUI) prima di entrare in carcere era salito su una barchetta che è andata subito alla deriva e poi, durante la “tempesta perfetta”, è naufragata, sommersa dalle onde, sfracellandosi contro gli scogli.
Ora, consapevole che per poter vivere in modo soddisfacente deve fare la scelta giusta, affronta uragani e marosi con la nave adatta e si è affidato, questa volta, al comandante.
Nel mare di Internet (o della televisione e dei giornali, per non parlare di altri mari altrettanto pericolosi) ci si può perdere, travolti – se non si sta attenti – dalle onde della superficialità e degli inganni. Quando poi si è avvolti dalla nebbia si notano mille luci abbaglianti che non portano da nessuna parte e che, all’improvviso, si spengono e lasciano disorientati.
Questa è quello che sta avvenendo ora, previsto – molto tempo fa – dall’apostolo Paolo che al suo discepolo Timoteo disse:
Verrà il tempo in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dar ascolto alla verità per volgersi alle favole (2 Timoteo 4:3)
Mi viene da dire che quel tempo è ormai arrivato: di cuochi (e di favole) – oggi – ce ne sono fin troppi.
Ciao Letizia! Perdere la rotta della vita può capitare. Ritornare a governare la propria nave e ritrovare la giusta via …non è sempre facile ma se hai valori profondi non ti perderai mai.
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Buon pomeriggio, Mariagrazia. I valori oggi scarseggiano, se ci aggiungi la sfiducia e la mancanza di prospettive ci si ritrova in balìa delle onde. Perciò… seguiamo sempre il capitano.
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molto bello quello che scrivi, ottima la citazione di Kierkeegard … anche più azzeccati i versi di Isaia e di Timoteo … pagina di rilfessione profonda … chapeau
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Grazie… chiunque tu sia (hai dimenticato di inserire il tuo nome). Ti auguro serene feste e un anno pieno di buone letture!
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