La bellezza dei luoghi: Diamante

Ed eccomi a Diamante, in provincia di Cosenza, sulla costa tirrenica nord occidentale della Calabria, al centro della Riviera dei cedri.

 Proprio qui, infatti, i cedri hanno trovato un microclima stabile: hanno il sole tutto l’anno, acqua in abbondanza e terreni terrazzati su cui crescono al riparo dei venti.
Questo lo sanno bene i rabbini che ogni anno, in estate, vengono qui perché la cultivar autoctona del “Cedro Diamante” corrisponde esattamente alle caratteristiche del frutto rituale degli ebrei, l’etrog.  Per loro è il frutto “dell’albero più bello”, necessario agli israeliti – insieme alla palma, al mirto e al salice – per celebrare a settembre Sukkoth, la Festa dei Tabernacoli, la festa del raccolto e della gioia, secondo quanto Dio prescrisse a Mosè durante l’Esodo. I rabbini ortodossi, quindi, con le barbe lunghe, i cappelli a falda, i lunghi riccioloni che cadono dalle tempie (i peyot) e i soprabiti neri (nel caldo di agosto) ispezionano prima di tutto il tronco dell’albero: deve essere dritto e liscio, privo di segni e di insetti altrimenti la pianta è impura e i frutti inservibili. Poi passano ad osservare i frutti, uno alla volta, ma senza toccarli. Anche per loro la selezione è dura: la buccia deve essere liscia e verde, la forma e il peso come il cuore umano – ovoidale e non superiore ai 300 grammi. I cedri che superano la rigorosa selezione vengono indicati al contadino che con la forbice (anche gli attrezzi devono essere puri) li spicca. Vengono poi avvolti nella paglia e sistemati in cassette di legno che vengono sigillate e trasportate fino all’aeroporto di Lamezia.

Ma Diamante è famosa anche per i suoi tanti murales (ce ne sono più di 300 sparsi in tutta la città). Per questo è chiamata anche la città dei nasi all’insù: si deve guardare verso l’alto per ammirare le opere dipinte sui muri. Camminando fra i vicoli, si scorge il mare (è a pochi passi e nel 2021 ha ricevuto l’ambitissima Bandiera Blu) che con le sue tante sfumature di verde e di blu accompagna i colori di questa galleria d’arte all’aperto. Chissà cosa direbbero Matilde Serao e Gabriele D’Annunzio – fra i tanti personaggi che si innamorarono di questo suggestivo borgo di pescatori – se li vedessero oggi. Non sono riuscita a vederli tutti (alcuni sono nascosti nei vicoletti) e neanche a leggere tutte le firme e i versi che hanno lasciato sui graffiti i tanti poeti, scrittori, giornalisti, rivoluzionari e storici che sono passati di qui.

Questo progetto straordinario – iniziato nel 1981 – ha ridato vita al centro storico e dal 2017 si è arricchito con l’operazione O.S.A. (Operation Street Art), il festival di arte urbana che si tiene qui. I murales ora coprono intere facciate e si differenziano dai precedenti per le tecniche usate e per gli stili contemporanei. In questo modo non solo si rigenera l’area urbana ma si ospitano anche artisti internazionali. Ogni edizione del Festival è dedicata a temi che riguardano i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la violenza sulle donne, le migrazioni e la tutela ambientale.

Qui di seguito ti mostro le foto delle opere che mi hanno colpita di più:

E a proposito di festival, a Diamante ce n’è uno dedicato a Sua Maestà il peperoncino. Quest’anno si svolge dal 7 all’11 settembre: non solo gastronomia ma anche dibattiti e convegni (lo sapevi che ne esistono 500 varietà?), mostre fotografiche, cinema piccante, musica e spettacoli, cabaret e satira.

Se vuoi unirti alla movida estiva di Diamante ti consiglio la passeggiata sul Lungomare vecchio (magari gustando un gelato come ho fatto io), un balcone alto venti metri sul livello dell’acqua e da qui, se la giornata è limpida, si intravedono in lontananza le isole Eolie e l’isolotto di Vulcano. Il tramonto è uno spettacolo, tanto è vero che il regista Mimmo Calopresti, – che qui nel 2007 ha girato il film “L’abbuffata” – lo ha definito “fra i più belli del mondo“.

Ogni volta che visitiamo un posto o ci ritorniamo dopo un po’ di tempo non torniamo mai a casa come eravamo prima di partire, Torniamo diversi. Migliori.

Letizia Guagliardi

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