Mentre giocavo (2^ puntata)

FAUSTO 1

Seconda puntata

 Fausto esce davvero presto, stamattina. Nel cortile incontra il signor Dahmer.

“Ehi… Fausto! (gli sorride) Vai già a scuola? Sono ancora le 7:30!”

Gli dà anche una piccola pacca sul braccio e non smette di sorridere. È orgoglioso della sua dentiera nuova, l’ha detto a tutti nel quartiere, di ritorno dal dentista, sei mesi fa circa.

“Buongiorno… signor Dahmer. Anche voi siete già di ritorno… così presto.”

“Ah… le persone anziane dormiamo poco. Io tutte le mattine esco alle 6, faccio una bella passeggiata, vedi… compro il giornale (gli mostra il quotidiano sotto il braccio). Ora torno a casa, dò da mangiare ai miei criceti e mi faccio una scorpacciata di brutte notizie.”

Ritorna a sorridergli e alza la testa verso di lui. È un po’ più basso di Fausto e sta curvo. Quando cammina si piega anche di più. Non sembra molto anziano, deve essere sulla settantina, ma forse la solitudine e la sofferenza per la perdita di sua moglie, circa un anno fa, lo hanno segnato.

“Ok… buona giornata,” gli fa Fausto, sbrigativo.

Gli dispiace per questo vecchietto, arrivato nel loro condominio poco più di un anno fa, ma non gli va di fare conversazione. Capisce che è una persona sola, ha detto di essere vedovo e di non avere figli, ma… che ci può fare lui? Comunque ha pur sempre la compagnia dei suoi criceti!

La mattinata a scuola trascorre tranquilla. Prende anche un bel 9 in matematica, senza troppi sforzi.

Il suo pensiero però, va sempre lì, alla sfida del pomeriggio. Pregusta già la sensazione della sfida, proprio qui, all’imboccatura dello stomaco. Si sente come un leone che, dietro un cespuglio, ha adocchiato la sua preda e già assapora il piacere dell’agguato e il primo morso sul collo della gazzella. Sente l’odore della paura del povero malcapitato, poi l’ebbrezza del secondo morso, quello che gli dà il colpo finale. E si vede vittorioso: anche stavolta avrebbe mangiato bene.

“A cosa stai pensando…eh?” lo canzona Carlo, il suo compagno di banco.

“A niente in particolare,” risponde Fausto, scontroso.

“E dai… !” insiste Carlo, e gli dà una gomitata.

Carlo è anche il suo unico amico. Fausto, con il carattere che si ritrova, non ha nessun altro. Né lui va in cerca di amici. Dopo la scuola si rifugia in camera sua, davanti al computer. Non ha una madre che gli rompe le scatole con la storia dei compiti – impegnata com’è tutto il giorno per il doppio lavoro – né un padre. È morto quando lui aveva due anni e da allora sua madre gli ha fatto anche da padre.

“E muoviti! Si vede che stai pensando a qualcosa… un nuovo gioco… eh?”

“E va bene… te lo dico! Sei peggio di una zecca! Allora… ieri sera… stavo per spegnere il computer quando qualcuno mi ha scritto.”

“Qualcuno?! E chi?” Carlo ride.

“Se ridi non ti dico proprio niente!” Fausto comincia a pentirsi della sua decisione di confidarsi con lui.

“Scusa scusa… continua! Non rido più… promesso!”

“Qualcuno… non lo so chi… mi ha inviato un messaggio. Diceva che… se volevo, potevo partecipare a un gioco in cui nessuno, finora, ha vinto”.

“Ah… e tu? Aspetta… lo so che gli hai risposto. Hai accettato… naturalmente!”

“E certo. Ma…”

“Ma… cosa? Non sei contento? Sei stato sfidato e a te le sfide piacciono!”

“Sì… certo… ma non è questo che…”

“E allora… cos’è? E sbrigati! Fra poco quella comincia a spiegare… che palle!”

“Il fatto è che… quello mi ha chiamato per nome e sapeva che avevo appena vinto a Hi no mizu!”

“Cheee…?! Sa che ti chiami Fausto e che… ma allora ti controlla! No, amico, ascolta… lascia stare! Non cascarci!”

Fausto non risponde. La prof di Storia richiama l’attenzione di tutti e lui ritorna a pensare alla sfida. A Carlo non l’ha detto ma lui ha già accettato. Non esiste che lui, Fausto, rinunci a una proposta di gioco così allettante.

Finalmente torna a casa, lancia lo zaino nel solito posto e dà un’occhiata distratta al vassoio. Gli sfugge un sorriso: c’è carbonara e pollo con patate. Il sorriso non è per il cibo, per lui qualsiasi cosa va bene. Non è un buongustaio e non perde certo tempo a degustare quello che gli viene presentato nel piatto. A lui interessa solo una cosa. Ma questo è stato già detto.

 Accende il computer e nell’attesa arrotola gli spaghetti. Sta per portare la forchetta alla bocca e si blocca all’istante: sul monitor è apparsa un’altra notifica.

Rimette la forchetta nel piatto. Il messaggio lo ha intrigato. Quelle parole gli ballano davanti agli occhi e lo attirano come sirene:

Sei ancora convinto di voler entrare in questo gioco?

Fine della seconda puntata.

 

Se non hai letto ancora la prima puntata puoi farlo QUI!

Letizia Guagliardi

 

 

 

 

 

 

 

Terza puntata

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: