Risate e libertà… in carcere

Si può ridere in un posto come il carcere? Ti puoi sentire libero in un luogo che, solo a pronunciarne il nome, ti senti rinchiuso e visualizzi nella tua mente muri, filo spinato e sbarre?

La risposta è sì: venerdi 19 maggio la magia si è ripetuta. Nel teatro della Casa di Reclusione di Rossano è andata in scena la commedia in tre atti “L’ospite gradito ” di Peppino De Filippo, presentata da 28 detenuti di Alta Sicurezza.

Io c’ero, insieme ai miei alunni della 4 B E, e ho assistito ad un lavoro di gruppo divertente, leggero ma profondo (poi ti spiego perché).

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Eccoti, in breve, la trama.

Il commendator Gervasio Savastano, interpretato con maestria da Francesco Carannante (sì, proprio lui, il coautore e protagonista del mio libro “Sulla linea… ” QUI), è un agiato commerciante di agrumi. Ha una vita tranquilla, gli affari vanno bene, la moglie Teresa (Raffaele) è serena, la figlia Rosina (Gennaro) sta per sposarsi. Oggi compie 57 anni e in casa fervono i preparativi per il compleanno. Tutto fila liscio, fin quando la cameriera Tina (Michele), gli annuncia la visita di un certo Walter Sotterra (Bruno). E’ un suo compagno di scuola, non lo vede da tanti anni e lo aveva dimenticato. Si presenta triste e sconsolato (gli racconta tutte le sue sciagure), è bianco che più bianco non si può (cadaverico), ma la cosa che più colpisce di lui è che, appena comparso sulla scena, in casa Savastano si perde la pace ed è un susseguirsi di eventi sfortunati: il genero Faustino (Mariano) si spezza una gamba, una nave con un prezioso carico fa naufragio, la ditta del commendatore va a fuoco, i fiori nel giardino appassiscono, Rosina perde il suo orologio d’oro. A questo punto tutti intorno a lui si convincono che sia proprio il nuovo ospite la causa di tutti questi problemi e consigliano Gervasio di liberarsi dello iettatore. Ma lui contraddice tutti, familiari e dipendenti: Donati, il suo amministratore (Mario), Spirito, il ragioniere (Vincenzo), Botola, il medico di casa (Andrea). Lui non ci sta, si rifiuta di credere a queste fandonie e fa di tutto per dimostrare che la iella non esiste. Quando si presenta un giovane gobbo, Felice Sorridente (di nuovo Mariano), Gervasio si accorge che entrambi i suoi ospiti sono in grado (non consapevoli) di influenzare le condizioni atmosferiche: negativamente il primo (il sole va via e arrivano le nuvole), positivamente il secondo ( il sole fa di nuovo capolino e le nuvole vanno via). E allora nel pragmatico commendatore comincia ad insinuarsi il dubbio che i familiari possano aver ragione.

Ho apprezzato lo spettacolo dall’inizio alla fine, grata per il posto privilegiato (ero seduta in prima fila).  A differenza di casa Savastano, sul palco tutto è filato liscio, perchè ogni cosa era stata curata nei minimi particolari: scenografia, trucco e parrucco, costumi, luci e suoni. Impeccabile la regia (Nicola Nastasi) e preziosa la collaborazione della segretaria di produzione (Adriana Caruso). Brava la presentatrice, Lorena Stumpo.

A fine spettacolo i detenuti hanno offerto a noi volontari e insegnanti un ricco buffet: prelibatezze dolci e salate preparate da loro. Voto: 10 e lode.

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Un ringraziamento mio personale va al direttore del Penitenziario, il dott. Giuseppe Carrà che, anche stavolta, si è dimostrato uomo aperto alle opportunità di recupero (il teatro, in questo caso). Un altro grazie di cuore a don Piero Frizzarin, il cappellano dei detenuti, che mi ha gentilmente inviato le foto dello spettacolo.

In conclusione, di questo spettacolo non mi è sfuggito niente: i gesti, le smorfie, gli sguardi, i dialoghi. Tante risate, tanti applausi e un invito alla riflessione: si può essere prigionieri della superstizione (il gatto nero che ci attraversa la strada, il cappello sul letto, il numero 17… ) ? E ancora: si può rovinare la vita di una persona semplicemente spargendo la voce che porta iella? Chissà perché, mi viene in mente la cantante Mia Martini.

E tu…sei superstizioso?

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Letizia Guagliardi

6 risposte a "Risate e libertà… in carcere"

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  1. Ciao Letizia ogni volta riesci a trovare sempre un nuovo argomento di discussione …se sono superstiziosa….ti rispondo….ni….nel senso che credo alle negatività…ma io che penso sempre positivo……vedo le cose dal lato giusto

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  2. Si può essere liberi in carcere? Ci sono persone che non sono dietro le sbarre ma sono prigioniere ,vittime della dipendenza :dall’alcool, dal gioco, dalla sessualità, dalla pornografia ecc…..! Prigioniere della propria mente,legate dalla superstizione ,dai pregiudizi ecc.. Così come ci sono persone in carcere che sono più libere di chi è fuori, ho sentito testimonianze di carcerati che sono stati liberati pur restando dietro le sbarre.Com’è possibile?vi chiederete Semplice….con un piccolo atto di umiltà, hanno gridato a Dio! Lo hanno incontrato e questo incontro li ha resi davvero liberi (a tal proposito cito Tony Antony )! Per cui mi sento di affermare che in carcere si può essere liberi! Bellissima questa commedia, si potrebbe ripetere?magari di pomeriggio😉 Mi piacerebbe tanto poterla vedere!

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  3. Sì, Tina. Ci si può sentire liberi indipendentemente dal luogo in cui ci si trova e dalle circostanze che si vivono: dipende da noi. La commedia è andata in onda nei giorni scorsi, replicata più volte, su Tele A2 (forse viene trasmessa ancora). In carcere le manifestazioni si svolgono sempre di mattina.

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    1. Certo che si può ridere dietro le sbarre… Anzi posso dire per esperienza diretta che ho riso io ed i miei colleghi e colleghe, gli ospiti, e 150 alunni ed alunni a maggio del 2009. Il lavoro teatrale era diverso, ma la passione degli attori e di chi li ha seguiti nel tempo ritengo non sia cambiata. Se ripenso a quel giorno …e lo collego con questo, posso dire che “il naufrago” che incontra la “mano tesa” rinasce sempre e le sue azioni sono inevitabilmente migliori e nuove…E per “mano tesa” intendo tutte quelle persone che, oltre il lavoro istituzionale, ci mettono anima e passione…e lì ne ho incontrate tante che aiutano i diversi “naufraghi”…Lì ho capito che quando entra la Luce ha effetti sorprendenti e fa rinascere chi sbagliò scelta.

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      1. Hai scritto una cosa stupenda: quando entra la Luce. E a farla entrare tocca a chi l’ha vista, a chi ne ha già tratto giovamento, alle “mani tese”, insomma. Francesco nel nostro libro “Sulla linea…” le ringrazia tutte. A proposito… lo hai già letto o lo stai leggendo?

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