Due mamme, Beatrice e Camilla. Forti e coraggiose, ognuna a modo suo.
Sono le due protagoniste del mio romanzo “Ti scrivo per abbracciarti”.

Questo mio post di oggi lo dedico a tutte le mamme…con o senza figli!
- Alle mamme che stanno crescendo i propri figli fra gioie e dolori, con i sacrifici e con gli ostacoli di ogni giorno.
- Alle mamme che i propri figli li hanno ormai cresciuti ma che ugualmente stanno in apprensione, per il loro presente e per il loro futuro.
- Alle mamme che sono in angoscia perché i propri figli sono partiti per il fronte a combattere. Come Camilla, vissuta durante la seconda guerra mondiale e come le mamme delle guerre attuali (compresa quella più vicina a noi). Purtroppo le madri di oggi, pur con la loro immensa fantasia, questa assurda guerra non l’avevano proprio messa in conto.
- Alle mamme rimaste sole perché i propri figli, ormai adulti, si sono allontanati dal loro nido e quindi aspettano una loro visita o, semplicemente, una telefonata.
- Alle donne che ancora non sono madri e che si stanno preparando per diventarle tali e a quelle che, mese dopo mese, vedono rinnovata la loro delusione: vorrebbero dare alla luce e invece ancora cercano nel buio.
- Alle madri che hanno scelto di adottare il figlio di un’altra e che non si sono scoraggiate per i tempi lunghi e i percorsi tortuosi della burocrazia.
- Alle donne che non sono diventate madri o che hanno scelto di non esserlo ma che sono madri lo stesso. Perché ci sono varie forme di maternità: si può essere madre della propria madre, madre dei propri alunni, di chi si trova in ospedale, in una casa di cura o di riposo, in carcere o in un orfanatrofio. Madri anche senza avere figli come Irene (altra protagonista del mio libro) che si prende cura degli altri figli di Beatrice, la sua migliore amica, perché questa si è chiusa nella prigione del suo dolore dopo aver perso il suo primogenito.
- Alle madri che hanno perso un figlio – come Beatrice – e che, pur sentendosi “amputate”, hanno fortemente voluto trasformare il proprio dolore in qualcosa di bello e di utile. Perché non si smette mai di essere madri.
- Alle madri che hanno figli malati o disabili e che ogni giorno soffrono per le loro battaglie e gioiscono per ogni loro piccola, esile ma potente conquista.

Secondo me – sia con figli sia senza figli – ciò che è importante per una donna è essere materna. Come nel dipinto che ho scelto: non sappiamo se questa giovane contadina è la madre, la sorella, la balia o un’amica dei tre bambini insieme a lei. Quello che vediamo è che è materna perché i bambini stanno bene con lei.
Materna è chi dà amore, attenzione e cura alle persone che le stanno intorno.
Materna è chi diventa forte, coraggiosa e determinata anche e soprattutto mentre attraversa una tempesta (perché questi tre “poteri” – forza, coraggio e determinazione – non si acquisiscono solo per il fatto di aver generato dei figli) e riesce a mantenere la serenità anche quando le circostanze non lo permetterebbero. Conosco donne che, pur travagliate da tanti problemi, sanno donare un sorriso, un abbraccio o una parola di incoraggiamento.
Materna è chi riesce a trovare il tempo per una persona che ha bisogno, anche quando vorrebbe solo buttarsi su un divano e riposarsi.
Materna è chi ha imparato a mostrare con orgoglio le proprie cicatrici rimarginate (quelle del corpo e quelle dell’anima). Sa quanta sofferenza e quanto tempo c’è dietro e ne è felice perché può essere un esempio per gli altri.
E allora…auguri e serenità a tutte le persone materne!
Letizia Guagliardi
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