“La nave ormai è in mano al cuoco di bordo. E ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani.” – (Søren Kierkegaard)

Quando viaggio mi capita di chiedere ad un passante la strada per arrivare in un posto e a volte succede che quello mi risponde che non lo sa, quindi mi guardo intorno, alla ricerca di qualcun altro che mi sappia indicare la via. Provo un senso di smarrimento:
Guardai ma non c’era nessuno, proprio nessuno tra loro che sapesse dare un consiglio o che, quando io lo interrogavo, potesse dare una risposta. (Isaia 41:28)
Allora compro una mappa della città. Ancora meglio, mi affido al navigatore satellitare. Comunque sono consapevole che, se voglio arrivare alla meta che mi sono prefissa, devo seguire una rotta, altrimenti perdo tempo, energie… e vago di qua e di là.
Questo è quello che capita anche nella nostra vita. Cosa ci dà la direzione? Tre indicatori, soprattutto: la meta, i valori e la motivazione. Beatrice ha capito che per non perdere la direzione doveva avere un obiettivo alto e chiaro, che restasse ben visibile sempre, anche attraverso la tempesta.
Senza bussole e senza punti di riferimento perdiamo di vista la rotta e ci affidiamo al cuoco di bordo, cioè al primo che capita. Ho rispetto per gli chef ma, quando salgo su una nave, per arrivare alla meta preferisco affidarmi al comandante.
Perché il cuoco di bordo, quali informazioni può darci? Notizie superflue che non ci fanno arrivare al nostro obiettivo (il menu del giorno dopo), dati secondari, cose effimere. E a chi succede questo? A chi si accontenta, a chi pensa solo a cosa mangerà domani, a chi non si preoccupa di sapere dove sta andando, se ci arriverà e quando. Non verifica nemmeno se la nave su cui si trova è in grado di affrontare le tempeste e i venti contrari.
Così ha fatto Beatrice Savoldi, la protagonista del mio nuovo romanzo “Ti scrivo per abbracciarti” https://www.amazon.it/dp/B0B4B3MCW1/ref=cm_sw_r_apa_i_ZXE13X6KEN4DRQV4D5T3_0. A lei, sulla fragile barchetta su cui è salita, non importa dove sta andando perché non ha più una meta e non ha più una motivazione. Finché…

Nel mare di Internet (o della televisione e dei giornali, per non parlare di altri mari altrettanto pericolosi) ci si può perdere, travolti – se non si sta attenti – dalle onde della superficialità e degli inganni. Quando poi si è avvolti dalla nebbia si notano e si seguono mille luci abbaglianti che non portano da nessuna parte e che, all’improvviso, si spengono e lasciano disorientati.
È quello che sta avvenendo ora, previsto – molto tempo fa – dall’apostolo Paolo che al suo discepolo Timoteo disse:
Verrà il tempo in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dar ascolto alla verità per volgersi alle favole (2 Timoteo 4:3)
Credo che quel tempo sia ormai arrivato: di cuochi (e di favole) – oggi – ce ne sono fin troppi.
Letizia Guagliardi
Buonasera carissima prof, è vero che è molto facile perdere la meta, la rotta e specie come dice lei quando si naviga su internet perché è un mondo come lo chiamo io talmente grande e pericoloso, anche se sono pericoli diversi da quelli che si trovano sulla terra ed è anche per questo che è molto difficile spiegarlo e soprattutto farglielo capire ai ragazzi che devono stare attenti, complimenti a come scrivete,buona serata.
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I ragazzi ma anche noi adulti dobbiamo stare attenti! Grazie, Elena.
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