…ma lo abbiamo tenuto in vita?
Il bambino che non gioca non è un bambino,
ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé. (Pablo Neruda)
Dite: è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli. (Janusz Korczac)
Perché è importante non far morire quel bambino che tutti abbiamo dentro?
Andiamo indietro nel tempo, a quando eravamo bambini: sognavamo a occhi aperti, coloravamo, esploravamo, creavamo…tutte attività che ci procuravano serenità e divertimento.
Anche ora, da adulti, possiamo provare quelle stesse sensazioni, dedicando una parte del nostro tempo a fare ciò che ci aiuta a ridurre lo stress, cioè a quelle attività che non ci chiedono nessun senso di responsabilità o di competitività.
A me, per esempio, piace disegnare e colorare e quando lo faccio entro nel flusso, cioè mi immergo in uno stato di concentrazione tale che, dopo, ritrovo le energie per occuparmi delle mie cose “serie”: famiglia, casa, lavoro.
Mi piace anche sognare a occhi aperti: quando permetto alla mia mente di vagabondare succedono cose straordinarie: connessioni inaspettate, idee creative, prospettive diverse, punti di vista sorprendenti.
Quando creo, poi, ricevo uno stato d’animo positivo, soprattutto quando il risultato è quello che mi aspettavo o, addirittura migliore. A me piace restaurare vecchi mobili, riciclare materiali (soprattutto legno e stoffa) e creare nuovi oggetti, costruire lapbook…
E a te? Cosa ti piace fare?
Quando eravamo bambini affrontavamo ogni cosa nuova con entusiasmo.
Inciampavamo e ci ritrovavamo stesi a terra? Ci rialzavamo subito e riprendevamo a camminare.
Avevamo paura di sbagliare? Assolutamente no.
Temevamo il giudizio altrui? Per niente.
Desideravamo un giocattolo e sapevamo aspettare il momento di riceverlo? Eccome!
Un adulto responsabile, secondo me, è chi sa come nutrire ogni giorno la sua parte infantile ed è consapevole che, in questo modo, può essere una persona capace di provare emozioni, di accettare le sfide, di affrontare i problemi. Volerci bene è anche questo: amare e rispettare il bambino o la bambina che siamo stati e non soffocare – con i mille problemi e affanni che la realtà ci presenta – il suo bisogno di stabilire un contatto, di ricevere attenzione, di essere coccolato e abbracciato.
Quando vogliamo bene a noi stessi e al nostro bambino interiore vogliamo bene anche al nostro prossimo. Tutto comincia da noi.
Questo post lo puoi leggere anche in versione ebook (colorato e con il lettore automatico, utile per i bambini e per chi ha difficoltà a leggere). Clicca QUI:
Letizia Guagliardi
Totalmente d’accordo… Il guaio è che in tanti scordano il bambino che sono stati… Figuriamoci se lo portano ancora con sé…
Un giorno in un mercato ho visto un israeliano offrire una birra ad un arabo. Questi sorridendo ha rifiutato gentilmente la bevanda. L’israeliano con la mano sul cuore si è scusato con sincerità. Hanno ripreso a parlare tranquillamente come facevano prima dell’offerta della birra…
Ho sempre pensato che da bambini avrebbero tranquillamente giocato insieme al pallone ed al goal si sarebbero abbracciati.
Oggi al telegiornale si parla di missili partiti da Gaza e missioni aeree partite da Israele…
Ma le vittime hanno lo stesso sangue di colore rosso e le lacrime dei vivi per le vittime sono salate per tutti….scusate l’accostamento, ma mi sa che qualche bullo di ieri forse è diventato capo fazione da qualche parte nel mondo.
"Mi piace""Mi piace"
Certo, Merlino. I bambini, quando stanno insieme, non si accorgono del colore della loro pelle, né del credo religioso né di tutte le barriere e i filtri che alzano poi da adulti. Ecco perché è importante, anzi…cruciale…ritornare all’apertura mentale che avevamo quando eravamo bambini!
"Mi piace""Mi piace"
Ho tra le mani una foto di quando avevo 6 anni. Come ero pura, con quel visetto da innocente, spensierata, con quel fiocchetto rosa fra i capelli! Quanto giocavo! A pietruzze nel cortile di casa, con una bambola di pezza. L’abbracciavo, le cucinavo, la facevo addormentare. Era così importante per me! Se qualcuno me la toglieva, piangevo! Raccoglievo conchiglie sulla spiaggia del mare, le mettevo all’orecchio e sentivo il rumore delle onde che si infrangevano, spumeggiavano! Per me un miracolo senza fine! E poi quanto sognavo! Volevo da grande diventare maestra e allora facevo sedere mio fratello su uno sgabello e dopo gli prendevo la mano, gli toccavo la mente, gli aprivo il cuore! Ebbene, ora sono avanti negli anni, ma non ho smesso di essere bimba! La fanciullina in me è molto forte e potente. Mi abbandono ancora ai sogni. Quanti ne ho nel cassetto! Li assaporo tutti cercando di realizzarli. “Una volta avevo smesso di aprire quei cassetti convinta che inseguirli fosse privilegio di bambina, ora la bimba che è in me continua a dirmi che vanno bene ad ogni età! (Massimo Gramellini) Spesso la fanciullina ride. Recupero così un po’ di innocenza. “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18, 15,10, 12,14). Vivo nel disincanto fidandomi di Dio! Tranquilla! Non voglio grandi cose! Sono ancora la piccola Rosa di ieri!
"Mi piace""Mi piace"
Brava Rosa! È bello avere sempre dei sogni da realizzare, a qualunque età. Tienila sempre attiva, la tua bambina, perché è lei che ti permette di vivere in maniera gratificante e utile, anche per quelli che ti conoscono. È un privilegio che tiene viva la speranza e la fede in Dio.
"Mi piace""Mi piace"