Perché Dio ha creato i bambini?
La risposta viene da un autore sconosciuto e dice :
Dio creò un mondo al di là dei suoi stessi sogni,
fatto di magiche montagne, oceani e ruscelli,
prati, pianure e boschi.
Poi si fermò e pensò : ho bisogno di qualcuno
che salga sulla cima delle montagne, che conquisti i mari,
esplori le pianure e si arrampichi sugli alberi;
qualcuno che sia piccolo, ma poi diventi grande,
forte e robusto come un albero, e così creò i ragazzi,
pieni di spirito e di allegria, per esplorare e conquistare,
arrampicarsi e correre, con la faccia sporca
e il mento ammaccato, con cuori coraggiosi
e la grinta che solo i ragazzi hanno.
E quando terminò l’opera certamente disse:
“Ho fatto un buon lavoro”
In questo periodo bambini e ragazzi, in molte regioni, sono di nuovo costretti a stare in casa: la scuola è chiusa, figuriamoci se si può andare in giro per esplorare, arrampicarsi, correre e conquistare. Niente facce sporche, menti ammaccati e ginocchia sbucciate. Interrotta la possibilità di sviluppare un cuore coraggioso. Ma c’è ancora la possibilità per continuare a coltivare e innaffiare una mente acuta e curiosa.
Nel frattempo la loro crescita continua, non all’aperto ma al chiuso. La scuola li ha raggiunti nelle loro case ma non è la stessa cosa: ai bambini, soprattutto quelli molto piccoli, manca la socialità, il contatto e l’interazione con i coetanei, sono diminuiti gli stimoli visivi e auditivi, i processi di pensiero e di emulazione. Persino la routine, che gli dava tanta sicurezza, si è modificata e, in molti casi, persino stravolta.
La didattica a distanza aiuta molto: non fa perdere del tutto il contatto con i compagni e gli insegnanti e continua a stimolare il processo di apprendimento. Soprattutto, mantiene un senso di continuità con la scuola, è una risorsa importante che consente di non rimanere fermi ma ha molti limiti.
Con il nuovo STOP i bambini sentono persino la mancanza dei bisticci e dei piccoli litigi con gli amichetti – anche quelli aiutavano il loro sviluppo socio-emotivo – e sono ritornati con prepotenza i virus di prima (pericolosi quanto il Covid-19): la paura di non uscire più di casa, la paura che i genitori, i nonni o i fratelli possano ammalarsi, la noia. In aggiunta a questi, l’ansia e la rabbia, la sfiducia e lo scoraggiamento che vedono riflessi negli atteggiamenti e negli sguardi dei loro genitori.

C’è un rimedio a tutto questo? Sì, e dobbiamo trovarlo noi adulti.
Dimostrando, per esempio, che le paure, l’ansia, lo stress e l’incertezza ci sono ma si possono gestire.
Secondo me ci sono due modi per attraversare questa “tempesta”(insieme alla fede in Dio… se uno ce l’ha): il DESIDERIO e la SPERANZA.
Il DESIDERIO ci spinge ad andare avanti lo stesso e a voler realizzare qualcosa di utile con gli altri, ci aiuta a guardare oltre e ci dà la forza per affrontare i disagi, i problemi e tutto il resto.
La SPERANZA ci sprona a pensare al futuro, allentando così la morsa dello scoraggiamento e della sfiducia.
Se abbiamo un progetto che ci appassiona, da condividere con gli altri, saremo impegnati, meno focalizzati sulle paure e le incertezze, e avremo accanto, invisibile ma presente, la SPERANZA.
Con questi due compagni di viaggio possiamo assumerci più facilmente le nostre responsabilità, soprattutto nei confronti dei nostri figli, nipoti o alunni, e potremo impedire di farci sommergere dalle onde che il Coronavirus ci sbatte addosso ogni giorno.
Dal momento che i bambini non possono fare tutte quelle cose che facevano a scuola o all’aperto, approfittiamone per aiutarli a sviluppare la fantasia e la creatività attraverso altri mezzi: insieme a loro leggiamo libri (online ce ne sono disponibili tantissimi), visitiamo virtualmente musei e città d’arte, ascoltiamo concerti e spettacoli musicali, seguiamo tutorial per fare bricolage, contattiamo amici e parenti attraverso gli strumenti social, facciamo giochi da tavolo (Risiko, Monopoli, Taboo, Contact, ecc.).
Il mondo sta chiudendo tante porte e noi ci stiamo di nuovo chiudendo in casa ma non chiudiamoci a quelle attività che riprenderemo un giorno (la speranza).
Non chiudiamoci, soprattutto, al desiderio di conoscenza, di scoprire nuove opportunità, di condividere idee e di vivere con coraggio e grinta. Meglio se insieme agli altri… compresi bambini e ragazzi.
E chissà… un giorno… quando il mondo si aprirà di nuovo… anche noi potremo dire: “Ho fatto un buon lavoro”.
Letizia Guagliardi
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