Il canto del mare termina sulla riva… o nel cuore di chi l’ascolta?

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Questi versi di Kahlil Gibran mi offrono l’opportunità, oggi, di parlare (o meglio, di scrivere) del rumore delle cose, non solo quelle della natura, ma anche dell’ambiente in cui viviamo.

Sono ormai due settimane che mi alzo alle cinque (causa Esami di Stato) e, appena sveglia, mi metto consapevolmente in ascolto dei suoni dell’alba.

Prima di tutti… il concerto delle tortore. Mi sono sempre chiesta perchè fanno quei loro versi ogni mattina alla stessa ora. Ebbene, mi sono impicciata dei fatti loro. A quanto pare seguono un programma prestabilito: appena sveglie, sui rami dove hanno trascorso la notte, si dedicano alla pulizie delle piume e quel loro luuuungo concertino è forse un augurio per la bella giornata che sta iniziando.

Subito dopo ascolto il fruscìo della scopa di saggina dello spazzino che, puntuale, inizia il suo lavoro. E poi, mentre mi preparo, faccio attenzione agli altri suoni e mi alleno a distinguerli: il ticchettìo dell’orologio, il rumore di una portiera che si chiude seguito dal rombo dell’accensione del motore, il miagolìo di un gatto, il venticello che muove le foglie dell’albero di fronte casa mia, una tapparella che si alza…

Sono rumori che, in pieno giorno, sono ignorati perchè si mescolano a tanti altri, più forti: il traffico, le sirene, i clacson, le voci, i telefoni…

Chi vive in città, soprattutto, ha perso la capacità di ascoltare (o è diventato molto difficile), ben diversa da quella del semplice sentire, che ci viene naturale.

Perchè è importante saper ascoltare?

Perchè ci rende più consapevoli, attenti e sensibili all’ambiente che ci circonda e alle persone. Anche questa è un’abilità che si può imparare, allenandosi. E con l’ascolto si imparano anche altre cose: l’umiltà, l’apertura, l’empatia, la gentilezza… per esempio. Si impara a percepire, soprattutto, quello che l’altro ci dice non con le parole ma con lo sguardo e con i gesti (che, spesso, dicono molto di più). Leonardo da Vinci disse:

Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, anche il cervello degli altri.

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A proposito dei suoni delle cose, eccoti i versi finali di una divertente canzoncina dello Zecchino d’Oro del 2010:

Ascolta col tuo cuore il suono del rumore

impara ad ascoltare il nascere di un fiore

Impara ad ascoltare chi voce non ne ha

Tu prendilo per mano

e ti sorriderà

I suoni delle cose ascolterei per ore

è molto divertente, ogni cosa fa rumore.

Sì, ogni cosa fa rumore e quindi ti chiedo:

Il canto del mare

termina sulla riva…

o nel tuo cuore?

8 risposte a "Il canto del mare termina sulla riva… o nel cuore di chi l’ascolta?"

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  1. Bg a tutti e buona domenica. Sinceramente penso che il canto del mare e così tutti gli altri suoni che ci emozionano risiedano nel cuore e nella mente. Si vestono delle nostre emozioni profonde ed alimentano il bagaglio dei ricordi…di tutti i tipi…
    E anche quando un suono non ci piace…comunque porta con se il viso, il sorriso, lo sguardo o anche solo un gesto di chi ci ha voluto bene…

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  2. L’invito dello sposo ( Gesù )
    alla sposa ( i credenti )

    CC 2:14 O mia colomba, che stai nelle fenditure delle rocce, nei nascondigli dei dirupi, fammi vedere il tuo viso, fammi udire la tua voce, perché la tua voce è piacevole, e il tuo viso è leggiadro».

    Quale musica migliore, il reciproco richiamo fra il creatore e le creature.

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  3. Mettersi in ascolto di ciò che ci circonda… ebbene, presi come siamo abbiamo dimenticato come si fa, eppure è cosi naturale svegliarsi la mattina e sentire i rumori che danno inizio ad un nuovo giorno. La natura è così puntuale, gli uccelli con il loro canto che sinfonia. L’uomo moderno si lascia travolgere dagli impegni e non ha la consapevolezza di ciò che ha intorno, si lascia guidare dal fiume di pensieri e non ha più la consapevolezza della presenza. Cosa c’è di più bello che ascoltare il borbottio dell’acqua che scorre, le onde del mare che sbattono sulla riva?

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    1. Grazie per il tuo contributo… chiunque tu sia (hai dimenticato di inserire il tuo nome!) Cosa c’è di più bello? Credo, come ha scritto Orlando poco prima di te, solo il reciproco richiamo fra Il Creatore e le Sue creature.

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  4. Buona serata, Letizia. Nelle grigie giornate invernali mi piace ascoltare il rumore della pioggia perchè mi rimanda ai ricordi più belli della mia infanzia, quando saltellavo sulle pozzanghere e mi specchiavo su di esse. Spesso poi, quando piove, mi metto dietro i vetri della mia finestra e lascio che il ticchettio della pioggia mi culli! O pioggia che gli alberi amano! Sei dolcezza emozionante! (Federico Garcia Lorca). Amo ancora il rumore del vento perchè è la carezza di chi non mi è più accanto. E poi starei ore intere seduta sulla riva del mare, specialmente al tramonto del sole, ad osservare le onde che si infrangono verso di me! Sono come la musica: contiene e suscita tutti i sogni dell’anima. Quel rumore mi parla di me! Vorrò essere sempre come il mare che fa tanto rumore infrangendosi sugli scogli, ma torna sempre a riprovarci, mai stanco di cimentarsi!

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