Può sembrare strano a qualcuno questo titolo ma – se si ha la pazienza di leggere – credo si capirà cosa mi è balenato in testa.
Sabato 3 agosto mi sono recata a Caloveto per la presentazione del mio libro ” Il giardino dei fiori proibiti” (lo avevo annunciato QUI ) e come avevo previsto perché – c’ero già stata (leggi QUI ) – la serata è stata molto bella. In questo post, quindi, non voglio parlare soltanto della presentazione perché ci sarebbe molto da scrivere (c’è stato tutto quello che desidero quando vengo invitata: accoglienza, calore umano, freschezza di idee, condivisione, scambi di opinioni, connessione emotiva).
In queste righe cercherò di esprimere soprattutto quello che ho scoperto quella sera perché penso che ciò che succede in un posto potrebbe essere realtà anche in un altro, in Calabria come in qualsiasi altra regione della nostra bella Italia.
Io sono un’ammiratrice sfegatata delle piccole cose, la fanciullina che è dentro di me non smette mai di stupirsi e ogni giorno sono grata per qualsiasi cosa ricevo. E allora ringrazio l’Associazione Culturale Agorà Caloveto 18… non solo perché ha dato una bella opportunità al mio libro.
Le persone che ne fanno parte possiedono quell’energia e quell’entusiasmo che servono per mantenere vivi in tutta la loro bellezza e unicità i piccoli paesi e i borghi che, se non ci fosse qualcuno ad amarli e a prendersene cura, morirebbero certamente.
La presidente Caterina Vennari ha dato il benvenuto al pubblico, il vicepresidente Maurizio Traversari ha fatto da relatore e il regista teatrale (anche lui membro dell’Associazione) Adriano Beraldi ha letto alcuni brani. In sinergia, hanno organizzato la presentazione e l’hanno resa fluida alternando momenti di discussione sui temi principali contenuti nel libro a letture mirate di alcune pagine, a occasioni di riflessione, a un viavai di domande e risposte e a sfide per nuove proposte di scrittura, il tutto armonizzato dalla musica del gruppo Marusc.
In questa Associazione ho visto l’amore per il proprio luogo (senza questo non fai niente di bello e di concreto); ho riconosciuto la voglia di progettualità (senza questa non vai da nessuna parte); ho ammirato l’impegno per le connessioni significative con le persone, con la cultura, con il lavoro, con il corpo e con la mente (anche senza questo ingrediente la pietanza non sarà come l’avevamo immaginata).
La forza sta nelle piccole cose, nelle piccole idee, nelle singole persone e nei piccoli gruppi. Forse l’Associazione Culturale Agorà l’ha capito e per questo si assume il piacere (ma anche il rischio) di sperimentare, di innovare, di valorizzare i gioielli della propria terra. Insieme al Sindaco Umberto Mazza, al presidente della pro loco (cioè a favore del luogo) Fabrizio Zicarelli e all’Assessore alla Cultura Paolo Laurenzano (da loro ho avuto domande molto interessanti e spunti per nuove idee) e a tutti i calovetesi che vogliono guardare avanti e rimboccarsi le maniche, per il bene del loro paese e quindi per loro stessi e per i visitatori.
Non servono leader carismatici, nè discorsi farciti di paroloni e neanche promesse (faremo… vedremo…) perché la vita è ciò che ci accade mentre siamo impegnati a fare altro. A mio modestissimo parere ci vogliono persone comuni armate di agilità mentale e di prontezza per reagire ai nuovi stimoli (anche nei piccolissimi posti potrebbero passare) e per rispondere con prontezza alle sfide che a volte portano ad insospettate, meravigliose nuove direzioni.
Dopo la presentazione sono stata accompagnata in una stradina dove, camminando lentamente e osservando attentamente case e abitanti, ho annusato il profumo di nuove idee (a casa, al ritorno, ho dovuto soltanto scriverle sul mio quadernetto per non lasciarmele sfuggire), quindi… grazie Caloveto!
Ma… che c’entra il panzerotto?, ti stai chiedendo. Ebbene, arrivati in Via Rimembranza mi hanno invitata a sedermi a un tavolo all’aperto del bar Caffé e parole di Domenico Madeo e lì… ho assaporato (ma sarebbe più giusto dire divorato) un panzerotto buonissimo! Profumato, con un ripieno gustoso e abbondante e senza la minima traccia di unto. C’è un posto famosissimo, a Milano, per i panzerotti e io ci sono stata ma, con tutto il rispetto per *****, dopo aver mangiato quello di Caloveto…
Io non credo al caso nè alla fortuna. Credo, invece, all’intuire la novità, al fare attenzione a ciò che non si rivela subito con una semplice occhiata, al meravigliarsi di ogni cosa, anche la più banale; sono una sostenitrice del e se invece…?; sono convinta che le cose belle nascono dal coraggio di liberarsi di e di liberarsi da, senza schierarsi da una parte o da un’altra perchè solo così si può vedere non ciò che è ma ciò che potrebbe essere.
Ci sono idee (piccole, piccolissime ma guai a considerarle insignificanti!) che vanno in giro in cerca di qualcuno che se ne prenda cura e le sviluppi e ci sono scintille che volano nell’aria che, improvvisamente, si spengono se nessuno le usa per accendere la creatività.
La storia ci insegna che eventi all’apparenza casuali si sono poi rivelati delle scoperte sensazionali perché qualcuno li ha afferrati e ha stabilito su quale strada avviarli. Condividere la cultura, organizzare eventi per diffondere il virus della buona lettura, la musica e ogni espressione di creatività significa fare, costruire, visualizzare e progettare. Non possiamo permetterci di stare con le mani in mano, quindi…
Associazione Culturale Agorà 18
Sindaco, pro loco
e calovetesi tutti
forza, coraggio e fede robusta…
la strada è quella giusta!
Letizia Guagliardi
Bg a tutti…evidentemente a Caloveto come in tutta la Calabria ci sono persone in gamba che hanno l’intelligenza e l’orgoglio di appartenenza a questa terra bellissima…E che a volte si presenta in modo amaro…
Forse occorrerebbe che tante realtà positive facessero rete tra loro per non essere belle realtà isolate ma un vero e potente motore di cambiamento…anzi rinascimento calabrese.
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Hai ragione, Merlino. Spesso noi valutiamo noi stessi e la nostra realtà in modo diverso da quello degli altri. Con le inevitabili, a volte tristi, conseguenze.
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È stato un onore per noi riceverti ed accoglierti a caloveto, nel mio paese nativo… È stato interessante e profondamente intenso presentare il tuo nuovo romanzo che, tra mistero e realtà sociali e storiche ancora attuali, snoda un racconto pieno di metafore (a noi la giusta interpretazione). Grazie per aver fatto queste belle considerazioni su Caloveto (il mio paese ne ha bisogno). In una bella piazza, in mezzo a gente studiosa e ideologa,
con la voglia e l’ entusiasmo di fare appassionare il popolo calovetese alla lettura, alla scrittura, alle iniziative culturali (che ben vengano sempre e molte di più)….e poi la sera, sfiorati da un venticello fresco di collina, in una notte di inizio agosto, io e te a mangiare il rinomato panzerotto di caffè e parole e a discorrere sul gioco del trucco, tanto amato e praticato dai miei compaesani…e anche dei tuoi slunni….giovani ragazzi (senza grandi pretese) che fanno gruppo in paese e lo animano con la loro vitalità e voglia di stare insieme! Sono felice di averti(vi) avuto miei ospiti!
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E io sono stata felice di ritornarci. Al più presto scriverò un post sul gioco del trucco!
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