Per rendere il mondo un posto migliore ognuno deve fare la sua piccola parte.
Da quando ho iniziato questi post sulla nostra crescita personale (che poi serve a far crescere quelli più vicini a noi) ricevo alcuni commenti – soprattutto in privato e su FB: “ma cosa posso fare io per cambiare?” oppure “il mondo è troppo brutto e inquinato e io non posso farci niente”… e queste sono solo le riflessioni più ottimiste.
Riassunto dei post precedenti:
- Il nostro cervello è in continua crescita, a qualsiasi età. Questo significa che, quando abbiamo consapevolezza dei nostri lati negativi, dobbiamo lavorare (con impegno e sacrificio) per trasformarli in lati positivi. Gli angoli che fanno male vanno smussati.
- Il cammino verso il nostro benessere è una maratona. Una volta iniziata va continuata ogni giorno, un passo alla volta, con costanza e pazienza.
- Per renderci conto di cosa dobbiamo cambiare ma anche per apprezzare quello che abbiamo e ciò che ci circonda dobbiamo fermarci, guardare e poi andare. Se ti sei perso i due precedenti post puoi vederli QUI e QUI.
Bene, ora è il momento di ANDARE, cioè siamo arrivati al punto in cui dobbiamo fare veramente qualcosa. Cosa? Qualsiasi cosa la vita ci offre in quel momento. Vediamo questo qualcosa come un’opportunità e usiamola, per noi e per gli altri. Impariamo a condividere. Impariamo a seminare ciò che è buono, bello e utile. Sono dei semi piccoli ma, se siamo in tanti, sono dei semi potenti che possono rivoluzionare il mondo. E sarà una rivoluzione non violenta, perché ogni persona felice ne contagia altre e così via (proprio come sta accadendo in questi giorni con l’influenza).
Ora, potrei fare decine di esempi di persone famose che, anche se da sole, hanno rivoluzionato il mondo con i loro sogni e la loro volontà di trasformare il brutto in bello, il male in bene.
Invece… voglio fare l’esempio di due persone semplici. Non sono famose e non occupano nemmeno una di quelle posizioni che l’opinione comune considera di prestigio o di potere.
No… sono soltanto due bidelli della scuola in cui io insegno (l’Istituto Tecnico Industriale “E. Majorana” di Rossano): Mariagrazia Di Vico e Domenico Celestino.
Perché ho scelto loro? Perché li conosco da tanti anni, lavoro insieme a loro (anche se le nostre mansioni sono diverse) e a mio modesto avviso sono un esempio di cosa significhi collaborare, condividere e rendere piacevole il luogo in cui ci si trova. Li osservo spesso e vedo due persone disposte a fare anche quello che non rientra rigidamente nelle loro mansioni ma che servono a migliorare le cose (il famoso “miglio in più”), a regalare un sorriso a chiunque incontrano, a consolare o a riprendere con amore uno studente, a dire una parola gentile, incoraggiante o di gratitudine quando serve. Un PUNTO DI RIFERIMENTO, insomma.
Cose piccole, può obiettare qualcuno ma, a ben vedere, piccoli semi che, sparsi ogni giorno, sbocciano e rendono il luogo di lavoro un giardino in cui ci si sente bene, rinfrancati e stimolati a ricambiare.
Sono convinta che il contagio avviene proprio così e… più persone disposte a prendere questo virus ci sono, più si riesce a migliorare il posto in cui viviamo.
Senza lamenti e parole vane, solo piccoli ma potenti gesti quotidiani.
E tu, hai nel tuo ambiente di lavoro (o vicinato) esempi di questo tipo?
Se vuoi, usa lo spazio per i commenti qui sotto.
Cara Letizia mi sento onorata ..insieme al mio collega Celestino che hai parlato di noi nel tuo post. .ma è vero ciò che dici il collaborare insieme per aiutare il prossimo è una forza in più. ..aiutare il prossimo è sempre una vittoria…grazie di cuore …dimostri ogni giorno che splendida persona sei
"Mi piace""Mi piace"
Grazie a te. Ed ora… infettiamoci l’un l’altro!
"Mi piace""Mi piace"