Così diceva Carlo Levi, perché le parole devono avere un loro peso, devono possedere forza ed efficacia.
Forse il giornalista, nel momento in cui dedicava il suo articolo alle tre arciere, se ne è dimenticato e gli è scappato un “cicciottelle”. Per lui era, forse, solo una parola affettuosa e l’ha lanciata. Ma quella parola è diventata pesante, come una pietra, appunto, ed ha lasciato il segno. Non tanto sulle tre atlete, quanto su gran parte dell’opinione pubblica che, dal canto suo, ha lanciato altrettante “pietre” sul giornalista. Si è alzato un gran polverone, e le sue scuse non sono bastate ad evitargli il licenziamento.
“Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi” – scrisse Manzoni.
Io credo che il giornalista non volesse essere offensivo. Forse il suo intento era solo quello di sottolineare il fatto che si può essere delle grandi atlete anche non avendo un fisico perfetto. La sua scelta di usare quel vezzeggiativo è stata sicuramente infelice (ed inutile) ma, a mio parere, delle semplici ma sentite scuse potevano bastare.
Chi con la comunicazione ci lavora deve dare alle parole il giusto valore perché esse, appena pronunciate o scritte, possono ferire o, al contrario, guarire chi ascolta.
“Alcuni dicono che, quando è detta, la parola muore. Io dico invece che, proprio quel giorno, comincia a vivere”. Questo lo scriveva Emily Dickinson.
Dal momento in cui viene liberata, la parola esercita il suo potere, un potere che può essere enorme (al giornalista è costato il posto).
Mentre sto scrivendo questo post ho saputo che, durante la trasmissione “Agorà” di RAI 3, il giornalista ha rinnovato le sue scuse alle atlete presenti in studio. Pace fatta: le ragazze le hanno accettate, si sono dette dispiaciute per il licenziamento (anche per loro esagerato) e il pubblico ha applaudito.
Per concludere, vi chiedo: se proprio dovessimo descrivere l’aspetto fisico di una persona, quale parola usereste voi? Mi raccomando solo parole simpatiche come cicciottella, grassottella, ecc.!
Mi viene un dubbio: e se il giornalista avesse scritto “curvy”?! Alle orecchie di quelli che lo hanno lapidato sul web avrebbe forse avuto l’effetto di una pietra più leggera?
E’ proprio vero che le parole sono come delle pietre o sono simili a delle frecce che, una volta lanciate, raggiungono il bersaglio e possono ferire. E le ferite, si sa, impiegano del tempo per rimarginarsi e, spesso, lasciano una cicatrice.
Ma le parole possono avere anche l’effetto di un balsamo e il sapore del miele: “Una parola detta al tempo giusto è come dei pomi d’oro su un vassoio d’argento” Proverbi 25:11.
Per quanto riguarda un commento sull’aspetto fisico di una persona è meglio seguire questo vecchio consiglio: se abbiamo una parola buona diciamola, altrimenti tacciamo”.
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