Meravigliosa Calabria: Serra San Bruno

Sabato 21 gennaio io e gli studenti della mia scuola (l’ITI “E. Majorana” di Rossano“) siamo andati a Serra San Bruno: un’uscita didattica tra natura, arte e spiritualità.

Serra San Bruno (in provincia di Vibo Valentia) è famosa per la sua Certosa, il più grande monastero certosino in Italia e secondo in Europa dopo quello di Grenoble, in Francia. Immersa tra faggi enormi, querce e castagni giganteschi e aghifogli secolari, la Certosa si trova a 815 metri s.l.m. e conserva ancora il mistero e le leggende che per anni hanno alimentato la sua fama. Si dice che qui abbiano trovato rifugio il fisico Ettore Majorana, misteriosamente scomparso (a proposito, la mia scuola porta il suo nome) e anche il pilota che sganciò la bomba atomica su Hiroshima. Quel che è certo è che è stata visitata dallo scrittore Leonardo Sciascia, dalla regina del Belgio Paola Ruffo di Calabria, dal patriarca di Costantinopoli e dai papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Bruno da Colonia fondò questa Certosa tra il 1090 e il 1101 perché, scandalizzato dalla corruzione del clero, si ritirò nella solitudine dei boschi calabresi.

Ecco cosa riferì ai suoi amici quando giunse qui nel 1090: «Abito un eremo abbastanza lontano d’ogni parte dall’abitazione di uomini. Che cosa devo dire della sua amenità, clima e felicità o della pianura ampia e bella, distesa in lungo tra i monti, dove sono prati verdeggianti e floridi pascoli? Che cosa devo dire della veduta dei colli che da ogni parte s’innalzano dolcemente, del rifugio delle fresche valli e dell’amabile abbondanza di fiumi, ruscelli e fonti?».

Oggi nella Certosa vivono 15 frati (italiani e stranieri) e si possono vedere solo il lunedì durante la loro passeggiata nei boschi. La visita è consentita solo nel Museo e qui io e i miei studenti abbiamo ammirato le testimonianze della vita certosina. Creato nel 1993 per creare un legame fra la vita monastica e il mondo esterno, il Museo consente di conoscere la quotidianità dei monaci certosini grazie alla ricostruzione di una delle loro celle e degli altri ambienti in cui vivono.

Quando siamo arrivati aveva appena smesso di nevicare, quindi abbiamo potuto percorrere a piedi il tragitto che porta alla solitaria chiesa di Santa Maria e al laghetto formato da una vena sorgiva. In queste acque Bruno, si racconta, pregava per ore immerso fino alla cintola per vincere la sua lotta quotidiana contro il Diavolo.

Ecco cosa promette San Bruno a chi arriva in questo luogo: «Qui, per gli uomini stanchi, è possibile che ciascuno ritorni in sé e coltivi sollecitamente i germi delle virtù e goda in letizia dei frutti del Paradiso».

Hai proprio ragione, Bruno da Colonia. È stata davvero una bella esperienza per me, per i miei colleghi (Giuseppe Benvenuto, Fabio Cerminara e Angelo Vigliaturo) e per i nostri ragazzi. Nonostante le previsioni metereologiche non proprio clementi, grazie a una schiarita proprio durante la nostra permanenza lì abbiamo potuto godere in letizia dei frutti di questo luogo incantevole.

Anche stavolta, quindi, posso affermare: meravigliosa Calabria!

Letizia Guagliardi

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