Un cieco è seduto all’angolo di una strada trafficata nell’ora di punta. Davanti a lui il cappello dell’elemosina, a fianco un pezzo di cartone con su scritto:
“Sono cieco, per favore aiutatemi”
Un giovane pubblicitario passa da lì, vede il cieco con il suo cartello e il cappello. Si toglie di tasca un pennarello, gira il foglio di cartone, riscrive il messaggio e riprende la sua strada.
I passanti iniziano a riempire il cappello che, poco dopo, trabocca di monete. Il cieco, incredulo e felice, chiede a un passante di dirgli cosa c’è scritto sul cartone. L’uomo dice: <C’è scritto:
“Oggi è una bella giornata e io non posso vederla”>
Ed ecco un’altra storiella:
Due mendicanti di colore a fine giornata. Uno ha pochi Euro, solo monetine da pochi centesimi. L’altro ha molti biglietti da 10 euro.
Chiede il primo : “Come fai a raccogliere tante offerte?”
“E’ semplice. Prima molti non mi davano niente e mi dicevano: “Va a casa tua, negro”.
Allora ho scritto su un cartello:
“Mi mancano solo 10 € per tornare a casa mia”.
La verità è la stessa, ma adesso è scritta in modo creativo, quindi efficace.
L’obiettivo di questo mio post di oggi si intuisce subito: le parole sono importanti e vanno scelte con cura, sia quando parliamo che quando scriviamo. I messaggi che condividiamo devono andare dritti al cuore e alla mente di chi ci ascolta o ci legge. Questo lo sanno benissimo i pubblicitari, per esempio, e chi scrive narrativa. Ma nessuno di noi inventa niente. In questo campo abbiamo un ottimo Maestro, valido esempio…per chi se n’è accorto.
Mi riferisco a Gesù: ogni Suo messaggio era così autentico, credibile e rivoluzionario che le masse si riconoscevano in quel che diceva. Spesso usava le parabole, raccontava delle storie perché si ricordavano di più e per farsi capire meglio da chi aveva di fronte (pescatori, contadini..) usava parole quotidiane e familiari: la vite, il fico, il sale, il pane. Ricorreva anche alle similitudini (il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo – manda i Suoi discepoli come pecore in mezzo ai lupi – dice di essere prudenti come i serpenti e semplici come le colombe) e alle iperbole ( disse agli apostoli che se avessero fede quanto un granello di senape – cioè, pochissima, poiché il granello di senape è molto piccolo – avrebbero potuto ordinare a una montagna di spostarsi e sarebbe successo). Lui era attento ai Suoi uditori e sceglieva il messaggio giusto per far breccia nei cuori induriti e anche per incoraggiare chi gli appariva incerto e smarrito.
Le parole hanno un potere, possono produrre qualcosa e possono cambiare una situazione (vedi i due esempi che ho fatto all’inizio). Ci sono guerre che sono iniziate con una parola e con una parola si è arrivati a fare pace.
Le parole hanno il potere di creare ma anche di distruggere e lo sanno bene coloro che le conoscono, le scelgono e le usano. Le parole lasciano un segno, nel bene e nel male.
Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere. (Emily Dickinson)
Ecco, facciamo in modo che le nostre parole possano splendere sempre. Per illuminare noi e gli altri.
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