Oggi parliamo di muri. Sì, perché fra pochi giorni, il 9 novembre, si ricorda la caduta del muro di Berlino.
Fu costruito dai sovietici nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961. Bastarono poche ore, tra la mezzanotte e l’alba, più di quarantamila soldati, tanti blocchi di cemento, tonnellate di filo spinato per separare le strade, le piazze e gli edifici. Ogni collegamento all’interno della città fu chiuso: strade, incroci, stazioni di treni.
La città fu divisa in due zone. L’obiettivo era quello di isolare la zona ovest di Berlino, sotto il controllo occidentale, da Berlino Est, sotto il controllo orientale. In questo modo si voleva impedire ai cittadini della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania Est) di accedere alla Repubblica Federale Tedesca (la Germania Ovest). E perché si voleva impedire questo passaggio?
Perché tra il 1949 ed il 1961 circa 2 milioni e mezzo di tedeschi della Germania est erano emigrati in Germania ovest passando per Berlino. Erano cittadini preziosi per la comunità: molti erano laureati, intellettuali, professionisti e lavoratori qualificati, stanchi di una situazione economica difficile e delle restrizioni che il regime comunista della DDR imponeva alle libertà individuali.
E allora ecco l’idea: un bel muro di blocchi di cemento e filo spinato lungo circa155 Km, costantemente sorvegliato, così da chiudere definitivamente l’accesso a Berlino Ovest.
I berlinesi che si svegliarono alle 6 di quella mattina d’estate si affacciarono alle finestre e trovarono questa sorpresa: tutta la loro città era circondata da filo spinato, circa 10mila chilometri di filo che attraversava parchi, cimiteri, edifici. E poi c’erano i carrarmati e i soldati pronti a sparare a vista. Chi provò a telefonare ai propri familiari dall’altra parte del confine scoprì che le linee telefoniche erano state interrotte.

Due bambine salutano i nonni da un lato all’altro del filo spinato, 14 agosto 1961 (Keystone/Getty Images)
Chiunque tentasse di oltrepassare il muro veniva sparato a vista dalle guardie armate. Come se non bastasse, c’erano anche cani da guardia, fossati, filo spinato e mine. E dal momento che qualcuno aveva provato ad oltrepassare gettandosi dalle finestre adiacenti il muro, quelle finestre furono murate e si arrivò persino ad abbattere alcune case. Nonostante tutto questo, migliaia di persone ci provarono ugualmente e alcuni tentativi furono davvero ingegnosi. Purtroppo circa cinquemila persone non ci riuscirono e furono arrestate, un paio di centinaia furono uccise e cinquemila riuscirono a passare dall’altra parte.
Finalmente, il 9 novembre 1989, in una conferenza stampa serale il regime, attraverso il ministro della Propaganda Guenter Schabowski, annunciò improvvisamente un’apertura: la libertà di viaggio verso l’ovest. Possiamo immaginare le urla di felicità appena si apprese la notizia. Il popolo inondò il confine e con picconi e lacrime di gioia abbatté quel vergognoso muro. Parenti e amici divisi per 28 anni si riabbracciarono, accesero delle fiaccole e tutti gridavano la parola “libertà”.

Colgo l’occasione per menzionare altri tipi di muri. Non sono fatti di cemento e filo spinato ma ugualmente dividono e fanno male. Molti di questi li costruiamo noi.
- I muri della rabbia, dell’incertezza e della paura: impediscono di vivere bene e di realizzare i propri sogni;
- i muri dell’ignoranza e della ristrettezza mentale: da queste si generano tanti altri mali;
- i muri della cecità e della sordità: non fisica, ma quella che non vuole vedere e sentire i bisogni dell’altro;
- i muri della solitudine, dell’isolamento, dell’impoverimento e dell’emarginazione: in questi ultimi anni soprattutto, sono quelli che stanno dividendo sempre di più;
- i muri delle parole: quelle che pesano più dei mattoni di cemento e che feriscono più del filo spinato. Sono le parole ostili, quelle che giudicano, che minacciano, che offendono, che denigrano;
- i muri dell’ottusità, della caparbietà e della mediocrità: non fanno vedere al di là del proprio campo visivo;
- i muri della pigrizia e della superbia: sbarrano la strada a ciò che si ignora.
I muri tolgono la libertà. Impediscono le relazioni. Non risolvono i problemi. Guarda il muro di Berlino.
I muri, da soli, non si abbattono. Dobbiamo volerlo. Guarda il muro di Berlino.
Concludo con i versi della canzone di Ivano Fossati “La musica che gira intorno”:
Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro.
Quando ci sentiamo bloccati, isolati e ingabbiati o non riusciamo a comunicare con gli altri, o che non siamo capaci di vedere una possibilità, un’apertura o un’opportunità…non sarà perché abbiamo in testa un maledetto muro?
Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio
E che si ferma ancora ad ogni lampione
O fa una musica senza futuro
O non ha capito mai nessuna lezione.
Riflettiamo su questo. E abbattiamo i muri inutili.
Letizia Guagliardi
P.S.: Se ti sono venuti in mente altri tipi di muri aggiungili pure tu!
Salve a tutti, ricordo le immagini in tv del Muro di Berlino assaltato dalle persone stufe di essere confinate in un posto dove vivere era diventato sempre più difficile… Nonostante i proclami delle allora autorità sovietiche.
È passato del tempo… Ma ho l’impressione che i russi non abbiano perso il vizio di costruire muri… Di cemento ed ideologici. Forse chissà la Storia insegna poco… Ma mi pare che dal 1917 le condizioni del popolo russo, e di altre nazioni confinanti, non sono migliorate molto… A conti fatti solo il gruppo di potere resta a galla…
Per la verità non andò così al povero Zar Nicola Romanov ed alla sua famiglia…
Per restare alla dura attualità il nuovo Zar Putin ha costruito un nuovo muro… Decisamente impalpabile ma altrettanto pericoloso e rischioso… Ne sanno qualcosa gli Ucraini.
Ma chi propaganda i nuovi muri non si accorge che li costruisce in primo luogo per se ed il popolo che crede di comandare… Putin, Orban, Trump (col Messico) e via dicendo… E costoro non hanno capito che a volte la Storia, malgrado tutto, si ripete… con la caduta degli dei dal loro fittizio Olimpo.
Buona domenica
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Buonasera carissima prof che bello questo link di oggi,lo sapete che io dico sempre come la penso,e purtroppo oggi ci sono muri che a pensarci io mi vergognerei tipo l’ignoranza,al giorno d’oggi non si può dire io sono ignorante, è una vergogna ma purtroppo non solo riferito tipo sono ignorante perché non sono andato a scuola, c’è gente laureata che è ignorante dentro,poi la cattiveria che cammina insieme all’invidia, mamma mia queste due insieme come sono pericolose, se penso che ci sono tipo ragazzi che come si laureano o si mettono a lavorare si sentono in cielo addirittura nemmeno più salutano ed è qui che io purtroppo do’ buona parte di colpa ai genitori e ai valori che non trasmettono ai figli,buona serata perché se no scrivo all’infinito.
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Merlino, la Storia si ripete sempre. Forse finché non impariamo certe lezioni. Grazie!
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Elena, almeno abbattiamo i muri che ci costruiamo da soli. E poi non ne erigiamo di nuovi. Grazie anche a te.
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Buona serata, Letizia! Siamo noi che abbiamo nella testa un altro “maledetto muro: l’indifferenza! Si è indifferenti quando, dopo aver fatto qualcosa di sbagliato, l’altra persona viene cancellata dalla nostra vita. Non esiste più! Non ha più “nessun valore”! Se vive o muore, non ti interessa più! Se la incontri per strada, giri il viso!! E allora che sorgono lunghi silenzi e gli effetti infliggono ferite profonde! Come si sta male quando vuoi bene e non ti senti “considerato”! Allora penso che la migliore vendetta sia lasciar scorrere e continuare ad amare chi ti esclude. L’amore non può sopportare l’indifferenza!
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