A forza di credere che il male passerà
sto passando io
e lui resta.
Mi devo trascinare presto fuori di qua
dai miei pensieri pigri nella testa.
Fare qualcosa
oppormi all’inerzia e alla sua forza
che rammollisce il corpo mio da dentro.
(Gianni Morandi “Apri tutte le porte” – Sanremo 2022)
Oggi prendo in prestito questa canzone per parlarti della “Rana Bollita“, metafora del linguista Noam Chomsky.

Prendiamo una pentolone pieno d’acqua, mettiamoci dentro una rana e accendiamo il fornello. Quando vediamo che la rana comincia a prendere confidenza con il nuovo ambiente alziamo di colpo la fiamma. Noteremo che la rana, se non è stupida, appena si accorge che l’acqua è diventata molto calda schizza via dalla pentola.

Adesso facciamo un’altra prova: alziamo la fiamma progressivamente, diciamo 1°C alla volta. La rana, dopo aver fatto amicizia con l’acqua, comincia a nuotare, poi si ferma e si rilassa, a pancia all’aria, tutta beata perché sente un piacevole tepore. In questo modo si adatta alla temperatura dell’acqua e non si accorge che sta diventando sempre più calda. Ora l’acqua sta cominciando a bollire, la poverina la trova molto sgradevole ma è indebolita, non ha più la forza di reagire, sopporta e non fa nulla. Tutto il pentolone ormai ribolle e la rana muore senza nemmeno accorgersene.
L’abitudine è una brutta bestia
un parassita che lentamente infesta
tutto quanto fino a prendere il potere
e non riesci più a reagire.
Così continua la canzone: e non riesci più a reagire. Proprio come la povera rana.
Ecco spiegato perché tanti avvenimenti (scioccanti, tragici, dolorosi o assurdi) sconvolgono sempre meno rispetto a 20, 30 o 40 anni fa e vengono accettati passivamente, come se fossero normali o di poco conto.
La metafora della rana bollita si applica anche alla nostra vita. Nel lavoro, nelle relazioni, nel miglioramento personale… ci sono aree in cui tante persone annaspano lamentandosi e borbottando, insoddisfatte ma sempre lì, nella stessa acqua. Perché? Per alcuni è la paura di cambiare, per altri la bassa autostima o, semplicemente, la pigrizia.
Anno dopo anno si adeguano, loro malgrado, a un’esistenza che non li fa sentire bene e allora danno la colpa al governo, alla sfortuna, agli altri (nessuno mi capisce… tutto mi va storto… che ci provo a fare?… sono nato/a così e non ci posso fare niente… oggi non mi va vediamo domani). E dire che, spesso, basta cambiare noi stessi e il nostro modo di pensare per uscire dalla mediocrità e dall’insoddisfazione. Cambiando la nostra realtà interna cambierà anche quella esterna.
Apri tutte le porte
gioca tutte le carte
ai entrare il sole.
Questo è il consiglio del ritornello: apriamo tutte le porte, soprattutto quelle che non abbiamo mai avuto il coraggio di aprire finora, e facciamo entrare il sole.
Per quanto mi riguarda…io faccio entrare Dio, il mio sole.
Letizia Guagliardi

Buona domenica… Ho l’impressione che un certo signore che dovrebbe stare in un grande palazzo di colore rosso abbia dimenticato che quello è il colore del sangue di tutti… Indipendentemente da credo religioso e politico… E non vuole capire che il suo desiderio di violenza costerà sangue è lacrime a tanti… Altro elemento comune a tutti: le lacrime salate…
Mi chiedo quale cibo cattivo deve aver mangiato, quale acqua amara abbia bevuto da bambino…
E non capisco la sua comitiva di amici e sodali in affari… Tutti più pazzi di lui?
Possibile che non ci sia qualcuno che vuol fare la rana?? E portare il mondo e tanta gente innocente fuori da questa pentola assurda?? Possibile che nessuno abbia il fegato di dire al Signore che abita nella grande casa rossa che sta sbagliando tutto e che rischia di rubare il posto ad Hitler?? Di sicuro so una cosa… I conti con Dio li farà anche lui… Anche se non crede in Dio…
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La cosa che lascia sgomenti è come si possa pensare di risolvere le cose con una guerra…dopo due guerre mondiali e le altre più recenti o ancora in atto in altre parti del mondo. La storia insegna ma non tutti vogliono imparare…
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Buongiorno carissima prof, bellissima storia,io ho per esempio una forte spinta interiore che ogni volta che la noia comincia ad arrivare,io metto subito il segnale di divieto di transito, così non entra, stessa cosa faccio con i miei figli che mi dicono sempre che io cado ma non rimango mai a terra perché mi rialzo subito e più forte di prima, nella vita non bisogna mai mollare chi la dura la vince, e se poi hai la fortuna di avere una figlia che ti dice” mamma io sono orgogliosa di te” , bè allora come si fa ad arrendersi,buona giornata e buona domenica.
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In effetti, stare troppo a terra è lo stesso che rimanere nella pentola anche quando l’acqua comincia a bollire troppo. Brava Elena: le parole di tua figlia sono le mani tese che ti fanno rialzare.
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Spesso, cara prof, cado anch’io nel pentolone, ma lì, girandomi e rigirandomi, tento la “risalita” e ci riesco sempre. Quando si vuole il tramonto diventa una splendida alba! Dentro di me vive Dio, sole della mia vita, che aiuta la mia ferrea volontà: una forza più potente dell’energia! Così riesco sempre ad essere forte. Sto male, mi aggiusto e dico: sto bene! I problemi non sono eterni, hanno sempre una soluzione! Prima di morire come la povera rana, viviamo!!!!
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Bene, Rosa! Vogliamo vivere, prima di morire!
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