Se anche tu, come me, hai ricevuto tanti messaggi di auguri per il nuovo anno, ti sarai accort* che tutti (o quasi) contenevano la stessa parola: felicità. Ti auguro un anno pieno di felicità, felice anno nuovo, tanta felicità a te e alla tua famiglia e altri come questi. Se non era menzionata la parola felicità c’erano, al suo posto, serenità o pace, Da questo si deduce che tutti noi aspiriamo ad essere felici, sereni e in pace.

Ma da dove ci arriva questa felicità? Dalle circostanze esterne o da noi stessi?
Ti sei mai chiesto perché ci sono persone che sembrano più felici di altre, sorridono spesso, sono positive e non si scoraggiano mai, anche quando gli capita qualcosa di spiacevole? E perché, d’altra parte, ci sono persone che, pur avendo tutto per essere felici, sono sempre depresse, si lamentano di continuo e brontolano per ogni cosa?
In passato questo me lo sono chiesto anch’io e sono giunta alla conclusione che sta a noi impegnarci per creare la nostra felicità. Siamo noi che dobbiamo alimentare i circuiti della gioia e far morire di fame quelli della tristezza. Più lavoriamo sulla gioia, più siamo felici. Ed è vero anche il contrario: più alimentiamo i circuiti del dolore, più ci sentiamo giù.
Un po’ di tempo fa ho letto di un’importante scoperta delle neuroscienze che ci aiuta in questo: il cervello può sempre modificarsi, anche quando siamo già adulti. Un tempo, infatti, gli scienziati pensavano che quest’organo, come le ossa, terminasse la sua crescita alla fine della pubertà. E’ vero invece il contrario: tutte le volte che impariamo o sperimentiamo qualcosa modifichiamo i collegamenti nel nostro cervello, le cui cellule si organizzano in modi sempre più nuovi e più complessi. Questo ci suggerisce che, con l’allenamento giusto, possiamo migliorare la nostra capacità di essere felici, possiamo aumentare la nostra disposizione naturale ai sentimenti positivi nello stesso modo in cui impariamo, per esempio, una lingua straniera: con l’esercizio.
Sicuramente ti stai chiedendo: è facile a dirsi ma… in pratica, come si lavora sui circuiti della gioia?
A questo proposito, voglio condividere con te la parte finale di un racconto degli indiani Cherokee:
Ognuno dentro di noi ha due lupi.
Il primo si chiama rabbia, rancore, odio, infelicità, paura…
Il secondo si chiama: amore, speranza, gioia e generosità.
Ogni giorno questi due lupi lottano dentro di noi… e sai chi vince alla fine?
Quello a cui tu hai dato da mangiare!

Questa è la conferma che siamo noi a decidere a quale lupo vogliamo dare da mangiare.
Possiamo trascorrere le 24 ore a nostra disposizione ogni giorno dedicandoci a cose che non ci fanno crescere né migliorare; a quei passatempi che, alla fine, ci lasciano con qualche scrupolo e con la sensazione di non aver concluso niente di utile; a condividere polemiche inutili, chiacchiere frivole, pettegolezzi e lamentele varie e così via. Il nostro primo lupo, quello che mangia solo cibo-spazzatura, è lì che ci aspetta, ogni giorno, con la bocca aperta, sempre affamato, sempre insaziabile.
Oppure possiamo scegliere di alimentare il nostro secondo lupo. Anche lui ci aspetta, ogni giorno, ma con amore e pazienza. Lui mangia solo cibo buono e genuino, preferisce le primizie, meglio se a chilometro zero. Le nostre 24 ore possiamo dedicarle ad attività che ci arricchiscono la mente, il cuore e il corpo; migliorano sempre più i nostri cinque sensi; fanno riemergere le nostre emozioni; portano alla luce i nostri talenti e ci danno la possibilità di portare frutti buoni lì dove siamo piantati.
E tu, ogni giorno di questo nuovo anno, a quale dei due lupi darai da mangiare?
Letizia Guagliardi
Credo che la vera felicità, la vera pace, non hanno origine in noi, nel nostro “pensiero positivo”.
Per quanto possiamo scegliere di nutrire il “lupo buono” si tratta sempre di soluzioni umane, di circostanza e pertanto effimere.
Parlo da uomo di fede, che col tampo ha imparato a confidare in Dio e non nell uomo e,
Il peggior uomo su cui possiamo confidare, siamo proprio noi stessi con le nostre soluzioni ai problemi più profondi dell animo umano.
La vera gioia deve dimorare nel profondo del proprio cuore e non dipendere dalle circostanze e nemmeno dall’atteggiamento che abbiamo nei confronti delle circostanze, ma in una persona, Gesù, se lo riconosciamo come il Signore, lo riceviamo nel nostro cuore come il Salvatore.
Quando il principe della Pace, Colui che è la luce del mondo viene a dimorare in noi, Il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio, mediante la fede in Gesù, ci liberano dalla paura, dalla condanna, allontanano ogni oscurità dalla nostra vita portando la vera vita, la vera gioia e la vera pace.
Gesù è la risposta ai bisogni più profondi di ogni uomo, anche dei tuoi.
Past. Stefano Rugna
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Ben detto! Come ho scritto nel post, non sono le circostanze esterne a darci la felicità ma dalle nostre decisioni. E mi spiego meglio: la gioia ci deriva da Dio, come ci derivano tutte le altre cose, ma la decisione su quale dei due lupi dar da mangiare ogni giorno spetta sempre a noi. Allo stesso modo, spetta a noi impegnarci per far diventare Gesù la priorità della nostra vita; per imparare, tramite la Scrittura, come amare noi stessi e il nostro prossimo, come crescere nella Sua conoscenza, come scoprirlo nelle piccole cose che ci capitano ogni giorno, come coltivare i nostri talenti e come metterli al servizio degli altri, come essere generosi e perseveranti, ecc.. E poi altre azioni richiedono il nostro impegno: imparare la pazienza, la preghiera efficace, lo spirito di servizio e tutto ciò che Lui vuole insegnarci. Seguire, in pratica, i Suoi comandamenti. La vera gioia viene da Lui, su questo non c’è dubbio, ma la fede esige da noi azioni e decisioni concrete. Zaccheo, per esempio, dopo aver conosciuto la gioia dell’incontro con il Signore, decide di cambiare vita e di dare la metà dei suoi beni ai poveri. Soprattutto, dobbiamo decidere di stare a contatto con Lui, per evitare che il primo lupo riesca a tentarci. Viviamo in un tempo di benessere ed è facile dimenticare che la vera felicità è spirituale. Diventare figli di Dio e sentirsi tali deve diventare il nostro stile di vita ma…solo se lo vogliamo! Ciò spiega perché ci sono persone che, pur avendo riconosciuto Gesù come il Signore, ugualmente si dedicano ad attività poco fruttuose e, di conseguenza, non provano nessuna gioia o, al limite, provano una gioia che traballa davanti alle prove. Infine, ma ugualmente importante: la gioia nel Signore, una volta assorbita, va condivisa con gli altri!
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Salve a tutti… Interessante quesito… Sinceramente preferisco il lupo bianco… Mi sento più in sintonia con questo colore. Ma non posso escludere due fatti…
Il primo è che non tutti si sentono lupi bianchi.
Il secondo è che comunque esistono i lupi neri che si divertono a dare fastidio a chi se ne vuole stare per gli affari suoi.
A questo punto penso che di fronte ad un lupo nero per scelta il lupo bianco ha l’obbligo di difendersi per sano istinto di sopravvivenza per se e chi ne ha bisogno. Quindi il lupo bianco non deve dimenticare di essere un lupo ed agire come tale per motivi superiori contro il lupo nero che ritiene di avere ragione se solo rompe l’anima a chiunque…
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Spero di orientarmi verso sentimenti positivi. Non sarà facile ma ci proverò con tutta me stessa. Lo devo a me per prima, ma anche alla mia famiglia.
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Sono d’accordo, Liliana. Se c’è gioia in noi la trasmettiamo anche agli altri: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
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Interessante la tua teoria, Merlino. I due lupi non so di che colore siano, nel racconto si parla di “primo lupo” e di “secondo lupo” e la differenza sta in quel che mangiano. E in quello che noi decidiamo di dare loro da mangiare. Senza di noi loro non mangiano, quindi aspettano noi. La domanda rimane la stessa: quale lupo decidiamo di alimentare quest’anno, il primo o il secondo?
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Beh per me è facile… Il bianco è il lupo buono, il nero è quello cattivo… L’ordine c’entra poco, la domanda resta e più in generale corrisponde a dove si vuole stare. Per conto mio ho deciso e tanto tempo fa… Ed ancora lo ricordo… Buon pomeriggio a tutti…
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E grazie per questa precisazione! Buon pomeriggio anche a te!
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“Più lavoriamo sulla gioia e più siamo felici’. La” vera gioia” ci viene dopo aver incontrato Gesù ! Essa riesce a pulsare forte in noi facendo vivere tutte le nostre cellule. Se viviamo nella gioia che ci viene dalla parola di Dio, siamo anche felici perché la “vita è felicità, meritala”! scriveva Madre Teresa di Calcutta. Spesso mi capita di riaffacciarmi nei miei spazi interiori ed è allora che nascono le “cose buone” della mia vita e cerco la felicità nei piccoli gesti di ogni giorno, molto dipende dal mio sguardo quando lo allargo sulla natura che mi circonda: il verde delle piante, l’amore che nutro per i fiori (Se qualcuno ama un fiore questo basta a farlo felice!) scriveva Antoine de Saint-Exupery. Quanta felicità nell’osservare un’alba che ogni giorno mi apre alla speranza in questo tempo che stiamo vivendo, e il mio cuore palpita di gioia quando guardo lo spettacolo del tramonto: un momento magico del finire del giorno, il cielo si colora di rosso, arriva la “pace della sera’. Questa è la felicità.
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E tu hai il segreto della felicità, Rosa, perché sai vederla anche nelle piccole cose!
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