Questa è la storia di Rossano,
la raccontiamo piano piano:
avrete modo di capire
quanta vita c’è da scoprire.
Non è dato di sapere
le origini storiche, quelle vere,
tra Santo Stefano e Sant’Antonio
han rinvenuto un patrimonio,
segno concreto degli Enotri,
gli avi dei nostri patrioti.
In una fertile pianura,
come una bimba assai sicura,
cresceva Sibari, la gran Signora,
eletta dai Greci degna dimora,
di cui Rossano, terra leale,
fu comodo approdo portuale.
Da Thurio distava dodici miglia
ed era già una meraviglia.
Roscianum fu il suo nome latino
e brillò nel periodo bizantino.
Nel X secolo, dolce e gentile,
divenne sede vescovile,
di vocazioni spirituali
che al monaco Nilo diede i natali.
Intanto alti funzionari di corte
giungevano nella roccaforte
così, durante una spedizione,
arrivò un bene d’eccezione:
un manoscritto, il Codice Purpureo,
dall’aspetto vivace, non turtureo…
Dai Normanni fu dominata,
poi dagli Svevi stimolata
dal punto di vista intellettuale
fino al periodo feudale.
Angioini, Sforza e Aragonesi
ne guidarono le sorti,
con risultati inattesi.
Quando cadde Costantinopoli,
fu minacciata da vari popoli,
fra cui Turchi, per paura dei quali
fu eretta una torre senza eguali.
Nel periodo rinascimentale
divenne centro culturale
coi Naviganti e gli Spensierati,
accademici rinomati.
Dal Seicento al periodo francese,
a casse piene diminuirono le spese.
Nell’Ottocento, con causa ed effetto,
fu capoluogo di distretto.
Dal terremoto e dal colera
si rialzò più bella, fiera, vera.
Lo sviluppo cittadino,
dopo la guerra, fu repentino:
dal centro, la popolazione
si spostò verso la “Stazione”.
Oggi si fonde con Corigliano,
dolcemente le stringe la mano,
nella speranza che in futuro
sia ancor più sereno, più sicuro.
(poesia scritta dagli alunni della classe 2 A Elettronica dell’ITIS “E. Majorana” di Rossano (Cs) con la loro insegnante, prof.ssa Giusy Scattarella)
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