L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facilmente a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare di sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. (Italo Calvino)
Tengo sempre a mente queste parole e cerco di impegnarmi per metterle in pratica, visto che ci credo fermamente.
Martedi 9 aprile sono stata invitata ad assistere allo spettacolo teatrale “Natale in casa Cupiello” e ci sono andata molto volentieri, naturalmente. Il mio amore per il teatro è noto, ma questa volta c’è stato qualcosa in più.
Il teatro è all’interno della Casa di Reclusione di Rossano e gli attori sono i detenuti di Alta Sicurezza. Molti di loro li conosco, perché sono stati miei studenti quando insegnavo nella scuola che c’è nello stesso istituto (l’ITIS “E. Majorana”) e perché con loro ho realizzato alcuni spettacoli.
Vederli sul palco e recitare un’opera non facile e arcinota è stato molto emozionante. La loro bravura non è stata una sorpresa per me, certo, piuttosto mi ha confermato ancora una volta quanto fa bene fare teatro. Riconoscere le proprie emozioni e trasmetterle al pubblico, mettersi alla prova e superare limiti e barriere (visibili e invisibili) e avere il coraggio di entrare anche nelle vesti e nelle personalità femminili è stata una miscela esplosiva che ci ha fatto ridere, riflettere, partecipare con entusiasmo.
Sono contenta che alcuni alunni della nostra scuola (della 2 A I), accompagnati dalla prof.ssa Maria Rosaria Sapia, abbiano potuto vedere di persona che l’arte e la creatività non dipendono da niente e da nessuno, sono libere, anche in un luogo dove non si è liberi.
E sono felice perché il regista dello spettacolo e la sua spalla destra – Nicola Nastasi e Adriana Caruso – anche stavolta hanno saputo riconoscere…
… chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Letizia Guagliardi
Complimenti per tutto ció che scrivi….é sempre molto toccante e riflessivo. Le tue sono esperienze che formano e indirizzano la mente verso un”apertura e una flessibilitá non indifferente! Il carcere da luogo di chiusura a luogo di apertura al sociale e di riconoscimento delle emozioni per una migliore e maggiore presa di coscienza di sé e della propria identitá! Tutto ció credo che sia anche merito di tutti gli insegnamenti fiduciosi trasmessi da te nella scuola carceraria…per questo scrivo e confermo che sei unica perche hai una sendibilitá e una considerazione verso il prossimo molto alta, che trametti in modo positivamente costruttivo!
"Mi piace""Mi piace"
Ehi… grazie! Quando si insegna si dà e si riceve. E questo lo sai bene anche tu.
"Mi piace""Mi piace"