SCRIVO COME CUCINO
Bentornat* in questa rubrica!
Nell’anteprima (QUI) ho paragonato lo scrittore a un cuoco (e non ad una persona che cucina)… perché le regole da imparare e rispettare sono le stesse. Infatti, da “Il decalogo del buon cuoco” di Gualtiero Marchesi, il maestro della cucina italiana, ho estrapolato sei princìpi che, a mio parere, ci possono essere utili (dove c’è la parola cuoco sostituisci la parola scrittore):
- Cuoco è un mestiere, o meglio ancora un servizio, un ministerium.
- La capacità di un cuoco poggia su due pilastri: la conoscenza della materia e dei modi di trattarla.
- La tecnica è l’uso appropriato, controllato e non distruttivo degli strumenti più adatti all’operazione che si sta eseguendo.
- Ad ogni preparazione il cuoco deve sapere esattamente cosa è giusto fare: quali sono i tempi e i modi della cottura, l’esatta temperatura e, ove necessario, la durata della stabilizzazione, giacché anche il riposo è parte importante del trattamento, come la pausa o il silenzio nella partizione musicale. La presentazione finale dipende molto dalla scelta del contenitore più adatto.
- Uno dei compiti che fanno onore al buon cuoco è quello di divulgare e incrementare la cultura gastronomica, per un verso insegnando a mangiar bene e correttamente attraverso il cibo messo in tavola, per l’altro verso istruendo i giovani e passando il testimone a chi lo merita.
- Infine, bisogna ricordare che creare è: non copiare senza per questo inseguire il nuovo, il ‘mai visto’ a tutti i costi. Possiamo riconoscere la novità tanto in ciò che è noto quanto in ciò che è sconosciuto, l’importante è che si attinga alla verità.
Come vediamo, cucinare e scrivere/parlare bene sono atti creativi che richiedono l’uso dei nostri cinque sensi (più uno). Sono gesti d’amore con i quali si dà e si riceve piacere, soddisfazione, gratificazione. Sono mestieri che si possono imparare: ci sono diversi utensili di cui bisogna conoscere l’uso appropriato, delle tecniche che ci aiutano ad estrarre le idee che tutti noi abbiamo e c’è da studiare la meccanica di questa estrazione. E non finisce qui: arrivati a questo punto bisogna padroneggiare ciò che si è imparato, acquisire nuove conoscenze e rimanere umili, perchè non si finisce mai di migliorare.

Dobbiamo tenere sempre a portata di mano ingredienti di prima scelta: impegno, tempo, sacrifici, resilienza ma… ne vale la pena.
Quando si scrive con questi princìpi l’ordinario diventa straordinario. Il modo in cui raccontiamo le nostre storie o le storie degli altri ci fa ritrovare noi stessi, ci fa scoprire la nostra umanità, ci rivela lati di noi che erano al buio. La scrittura può essere un balsamo sulle nostre ferite.
Soprattutto, ci fa esprimere una visione originale (la nostra) della vita.
Se vuoi scrivere come cucina un cuoco… ti invito in questa rubrica. Puoi, anche qui, commentare, condividere, dare spunti e suggerimenti. Alla prossima puntata!
Letizia Guagliardi
Prof. come cuoco, bello …non ci avevo pensato…brava
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Grazie, Merlino! Solo una precisazione: l’insegnante come sub, lo scrittore come cuoco.
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Buona serata, Letizia. Cuoco, cuoco! Potrei fare il cuoco! Vorrei stare in cucina! Eh… sì, Totò voleva fare il cuoco perchè i cuochi sono dei gentiluomini, in quanto compiono atti d’amore: cucinano per gli altri e da semplici ingredienti con impegno, sacrificio, tempo, creano mescolando sapori incredibili con odori semplici. Anche chi scrive, come il cuoc,o crea e mettendoci l’anima sparge a piene mani semi volanti che attecchiranno e fruttificheranno nei cuori(Fausto Gianfranceschi. Chi scrive parla da solo e parla alla gente (Cesare Pavese) e tu, Letizia, con il tuo scrivere, mi parli! Grazie, Dio, perchè hai regalato a lei questo bel dono che riesce a darmi gioia, acqua di vita, e tanta, tanta magia!
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Grazie, Rosa, per i tuoi meravigliosi pensieri,. Anch’io ringrazio Dio, anche per essere sono circondata da persone come te, con un cuore sensibile, una mente aperta, un’anima gentile.
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