Si trovano dappertutto, prosperano e si moltiplicano.
Hanno sempre qualcosa di urgente da fare, spesso spariscono e sulle loro scrivanie regna sempre il disordine, un modo per non rispondere mai ad una richiesta improvvisa perché il documento era qui ma ora non lo trovo.
Sono capaci di rispondere a una semplice domanda citando complesse articolazioni di leggi, recitando commi e regolamenti che servono a erigere la solida e invalicabile barriera dell’incomprensibile.
Quando li stani o li raggiungi chiedono come hai fatto a trovare il loro numero di telefono. Rispondono spesso alle domande utilizzando l’irritante formula in che senso, scusi? Giocano sempre in difesa, nascondono la palla e non prendono mai posizione su nulla e per nulla.
Tutto è da verificare, ogni cosa verrà fatta a suo tempo, nulla è mai certo e anche le date si modificano, come in un gioco di prestigio.
Aspetto il pagamentto di questa fattura/rimborso, ecc… secondo lei quando mi verrà pagata? Nove mesi, due anni o cinquant’anni sono la stessa cosa, le verrà pagata quando la legge e le regole lo permetteranno.
La creatività non fa difetto: Questa cosa non dipende solo da me… non lo devo fare io… non tocca a noi… non ci compete, esula dalle attribuzioni sancite dalla giurisprudenza… non fa parte del nostro perimetro di responsabilità… non è scritto nelle mansioni… legga il regolamento e si risponderà da solo… Infine, quando sono presi alla stretta… sarebbe compito mio ma ormai siamo fuori orario di lavoro.
Vuoi diventare un “Non è compito mio” o vuoi addestrare qualcuno a diventarlo rapidamente? È necessario:
- fare del mimetismo organizzativo la prima regola di sopravvivenza;
- non accettare mai nessuna sfida e tentare sempre la fuga dai problemi;
- vedere ogni forma di impegno come una fastidiosa provocazione;
- negare sempre, anche l’evidenza;
- trovare sempre qualcuno a cui dare la colpa;
- lottare fino all’ultimo respiro per non fare nulla di nuovo;
- avere due uffici in modo da essere sempre parcheggiato nell’altro;
- ogni volta che c’è un problema rilanciare sempre con uno di più difficile soluzione;
- non lasciarti mai coinvolgere nelle cose che non ti riguardano;
- chiederti sempre se quanto ti chiedono è davvero compito tuo;
- trovare sempre un motivo per non fare (ma è necessario farlo con discrezione);
- praticare e tollerare qualsiasi forma di ritardo pur di non fare;
- trattare come nemici tutti quelli che ti vogliono coinvolgere in un lavoro;
- considerare come irresponsabili, e per questo da temere, tutte le persone che hanno spirito di iniziativa.
Detto questo, sono felice di affermare che in giro ci sono anche molte persone che, al contrario, sono motivate a svolgere un lavoro fatto bene. E siccome ho imparato a riconoscere pubblicamente un lavoro ben fatto (penso che possa contribuire a migliorare le cose), oggi voglio nominare la sig. Lina Russo, responsabile dell’ufficio contabilità della mia scuola (l’ITIS di Rossano). Grazie a lei, che ogni giorno svolge il proprio lavoro con competenza, attenzione e dedizione e quando c’è un ostacolo (ne sono stata testimone nei giorni scorsi) non alza le braccia dicendo non è compito mio, ma cerca di superarlo, animata dalla motivazione interna (ne parlerò prossimamente).
In giro ci sono vari tipi di “Non è compito mio” e te li presenterò nel prossimo post.
Se vuoi riconoscere pubblicamente qualcuno che svolge un lavoro ben fatto apporta il tuo contributo giù, nei commenti.
(Fonte: “Cambiamento: una faticosa opportunità” – R. Magnone-F. Tartaglia – “The black swan” – Nassim Nicholas Taleb)
Fili 2:4 Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
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È proprio il caso di dire… sante parole! Chi lo ha sperimentato, sa che quando si fa del bene agli altri si fa del bene anche a se stessi.
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Buongiorno Letizia.Ti parlo per esperienza personale ……questo non è compito non mi appartiene, invece sono orgogliosa di appartenere a quellla categoria di persone che si danno da fare per aiutare gli altri. Una buona giornata.
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Sì, Mariagrazia, infatti ti ho già menzionata in un precedente post. Grazie… continua così.
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Bg a tutti…purtroppo di saltimbanchi, arruffoni, a cui nulla compete, e chi più ne ha ne aggiunga pure altre, se ne incontrano sempre. Personalmente, non mi ci ritrovo. Certo quando ne sono vittima non mi piace. Ma l’errore non è in chi chiede….ma in chi non risponde…non si occupa di ciò di cui dovrebbe. Si riconoscono al volo: non ti guardano, hanno la stessa espressione strafottente in viso… E parlano come un disco incantato…. nuovi e tanti farisei del terzo millennio. Per fortuna esistono le perle…e per fortuna a Rossano se ne incontrano tante. Buona domenica a tutti…
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Sì, Merlino, esistono le perle ed è a loro che mi rivolgo per diffondere il virus del lavoro fatto bene. In me c’è sempre la speranza che le cose possano migliorare. Buona domenica.
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Il senso del dovere acquisisce un posto rilevante nella scala dei valori di un giovane cittadino soltanto con l’esempio. Un adulto che non ha mai beneficiato del senso del dovere altrui, difficilmente conferirà a sé qualche responsabilità. È molto interessante al riguardo un articolo di M. Gramellini (Lezioni di vita, La Stampa, 2012).
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È vero, Vincenzo… difficilmente un adulto potrà cambiare ma difficile non vuol dire impossibile. Io non mi arrendo (ecco il perchè del mio blog). Grazie per il tuo contributo. Sei appena arrivato nella mia scuola e già vedo in te la volontà di svolgere un lavoro ben fatto. Io e te abbiamo il privilegio di essere insegnanti e possiamo fare molto con e per i nostri giovani. Grazie anche per la segnalazione.
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