La cosa senza nome

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Che cos’è mai, quale cosa senza nome, imperscrutabile e ultraterrena è mai; quale signore e padrone nascosto e ingannatore, quale tiranno spietato mi comanda, perché contro tutti gli affetti e i desideri umani, io debba continuare a sospingere, ad agitarmi, a menare gomitate senza posa, accingendomi temerario a ciò che nel mio cuore, vero, naturale, non ho mai osato nemmeno di osare?” (Capitano Achab – “Moby Dick”)

Moby Dick” è un classico della letteratura americana scritto da Herman Melville nel 1851. In questi giorni io e i miei alunni ne stiamo studiando alcuni aspetti che, a mio giudizio, possono esserci utili. In questo post farò riferimento solo ad uno.

Achab è il capitano di una baleniera, il Pequod. Ha una gamba di legno al posto di quella che gli è stata tranciata, in una precedente spedizione, da una balena bianca, Moby Dick (un capodoglio, per essere più precisi). Da quel giorno il Capitano non ha che un’idea fissa: catturare quella balena che lo ha reso storpio e ucciderla. Per placare questa ossessione che lo rode dentro e che non lo fa dormire lui sacrifica tutto e  tutti, anche sua moglie, suo figlio e tutto l’equipaggio del Pequod. Lui sa benissimo che anche se trovasse Moby Dick sarebbe una lotta impari, eppure questo non lo fa desistere, non ascolta i consigli di nessuno: “Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei!” cerca di convincerlo Starbuck, il primo ufficiale. Inutilmente. È pronto a morire e anche a far morire i suoi uomini: lui deve vendicarsi. A tutti i costi. Non si ferma e non torna indietro neanche quando incrociano un’altra baleniera, la Letizia (curioso,vero?), che riferiscono dei morti che hanno avuto a causa della balena.

Cosa ci insegna tutto questo? Che bisogna avere degli obiettivi da raggiungere nella vita, certamente, ma quando ci accorgiamo che diventano delle ossessioni dobbiamo rinunciare. “A tutti i costi” è un segnale che qualcosa non va.

Alla fine, dopo averla inseguita dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano, la balena viene rintracciata. Achab e l’equipaggio l’affrontano e lottano contro di lei ma, alla fine, muoiono tutti. Tutti tranne uno – Ismaele – il narratore che ci racconta tutta la storia. Si è salvato perché,  come dice lui stesso e come è scritto nel Libro di Giobbe (ci sono numerosi riferimenti  biblici in tutta la narrazione) E soltanto io mi sono potuto salvare per annunziartelo“. Come fece anche Giona, che si salvò affinché potesse annunciare a tutti la Parola di Dio.

Chi è Moby Dick? È il male fuori… o dentro di noi? È forse quella cosa che se non la estirpiamo ci dilania, ci divora dentro, non ci fa vivere… come è successo ad Achab?

“Ah, Dio! Quali estatici tormenti deve sopportare colui ch’è consumato da un unico insoddisfatto desiderio di vendetta! Egli dorme stringendo i pugni e si sveglia con le unghie insanguinate nelle palme.”

È forse la natura che cerchiamo di dominare a nostro vantaggio, una potente e meravigliosa natura, sì,  ma capace anche di improvvisi atti di distruzione?

Prendiamo esempio da Ismaele. Lui si è salvato perché lo ha deciso, perché si è aggrappato con tutte le sue forze  alla scialuppa dell’amico Qeequeg. E ci racconta, fin nei minimi particolari, l’esperienza che ha vissuto su quella baleniera, in quell’assurda caccia.

Il suo racconto ci suggerisce che ognuno di noi, a differenza di Achab, può trasformare il negativo in positivo e trarre il bene da una situazione che ci ha segnato, così da renderci migliori.

Achab non torna più

dal viaggio contro l’impossibile

                    (Roberto Vecchioni – “Canzone per Sergio”)

Noi, se lo vogliamo, possiamo rinunciare a questo viaggio.

Letizia Guagliardi

8 risposte a "La cosa senza nome"

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  1. Saggio è colui che comprende il proprio errore e lo corregge…tornando indietro ….per onorare ciò che di buono ha fatto prima che sia pervaso da una ossessione….che sebbene magnifica resta sempre ossessione….quindi sbagliata a prescindere.

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  2. Leggendo le prime parole del post:” che cosa è mai, quale cosa senza nome ultraterrena e imperscrutabile…” subito mi è balzata in mente l’ esclamazione dei figli di Israele quando Dio fece scendere dal cielo la MANNA. Molte volte noi diciamo: che cosa è? Dio è colui che ci risponde ai nostri che cosa è oppure ai nostri: che cosa vuole significare questa cosa o questo avvenimento? Un’ altra cosa che mi viene da pensare è riguardo a quel qualcuno e quel qualcosa che mi spinge, contro ogni umana logica e desiderio umano e mi signoreggia, mi obbliga, mi padroneggia spietatamente contro la mia volontà e mi viene in mente il verso della Bibbia scritto in Romani 7:15; e 7:19-23… È vero: viviamo spinti da qualcuno a fare ciò che non vorremmo e nello stesso tempo siamo impossibilitati a perseguire il bene che ci proponiamo ogni giorno di fare. Diciamo spesso: domani farò il bene, farò meglio, mi toglierò quella dipendenza, farò pace con mia mamma o mio fratello o i miei parenti o il mio la mia amica ma poi… quello che non voglio e non vorrei continua a essere la realtà in cui mi dibatto. Solo Dio mi può mettere in condizione di essere libero non solo di pensare ma anche di attuare ciò che decido…e allora Gloria Gloria Gloria a Dio e a Gesù e allo Spirito Santo per l’ aiuto che mi dona giorno per giorno per sempre

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  3. Antonio, ti ringrazio per il tuo commento. Non è facile liberarsi dalle dipendenze, di qualsiasi tipo esse siano, ma non è impossibile. Dio si serve anche dei vari Ismaele, pronti a raccontare dove portano determinate scelte.

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  4. “La strada del male è in discesa, non si fatica a percorrerla, ma si può cadere” (Andrea Bocelli Avvenire 2010) Il male si può vincere con lo stile di vita che ci propone Gesù: la mitezza. Egli disse: imparate da me che sono umile e mite di cuore e troverete ristoro per le vostre vite. Non diamo quindi gomitate senza posa, non cerchiamo di vendicarci a tutti i costi! La mitezza è di chi ripone la propria fiducia in Dio. Qualcuno potrebbe obiettare: il mite è un debole. Forse sarà così, ma lasciamo che gli altri lo pensino! “I miti avranno in eredità la terra” ovvero vedranno compiute nella loro vita le promesse di Dio. “La strada del bene è in salita, ma non molliamo mai a percorrerla!

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    1. Come dici giustamente tu, Rosa, lasciamo che gli altri pensino quello che vogliono. Io credo che la forza di una persona consista proprio… nella sua debolezza: l’umiltà e la mitezza di cuore è roba per pochi. Purtroppo.

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  5. Per descrivere la vita umana non esiste metafora più potente e completa di questa. “Il dualismo” presente nelle nostre vite in ogni suo aspetto influisce in modo distruttivo quando si è alla ricerca della verità del mondo, ma soprattutto di noi stessi. Inutile porre esempi della propria vita quando chi ascolta non trova un esempio,un collegamento con la propria vita e magari un aiuto da non seguire. Non è un lavoro facile, ci si deve scontrare con il proprio giudice interno ( IO ) che influenza e ci fa credere di essere la nostra unica identità.

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