Quanta rabbia hai?

rabbia

Venerdì c’è stata la “giornata della rabbia”: il partito politico Fatah ha invitato i palestinesi a partecipare in segno di protesta contro la decisione di Israele di mettere i metal detector davanti al monte del tempio. Lo scorso apile c’era stato un altro giorno della rabbia (o della collera, o della frustrazione), a sostegno dei prigionieri nelle carceri italiane che protestavano facendo lo sciopero della fame. In queste giornate si svolgono proteste nelle piazze principali delle città palestinesi e nei punti delicati e di attrito con Israele. Gli uomini sfogano la propria rabbia per i diritti, di vita e di fede, calpestati e per le migliaia di morti che si registrano, ogni giorno, nella loro terra. Ogni volta ci sono scontri violenti, altri feriti, altri morti.

Oggi prendo spunto da questo fatto per parlare della rabbia in Italia, quella che si nota sempre di più nelle comunicazioni online. Preciso che tutti i dati che qui riporto si riferiscono ad uno studio effettuato attraverso la piattaforma Voices Analytics che ha analizzato circa 80 milioni di tweet georeferenziati nelle 110 provincie italiane e pubblicati nella seconda metà del 2016. L’obiettivo: identificare, mappare e poi analizzare la rabbia degli italiani. Risultato? Circa 1 tweet su 10 contiene una forte carica di rabbia. Rabbia verso chi? Verso i politici (40,4%), verso le donne (27,7%), verso gli stranieri (23,3%), verso gli omosessuali (8,6%). Le zone più arrabbiate d’Italia? La capitale della rabbia è la capitale d’Italia, Roma, seguita da Taranto e Milano. (Fonte: Wired).

Ma perché molti preferiscono sfogare la propria rabbia online? Perché insultano con un tweet o prendono di mira qualcuno  (o una categoria di persone) su Facebook?

Forse chi lo fa crede di essere protetto dall’anonimato, anche se il proprio nome compare. Forse, non guardando negli occhi l’altra persona, si sente più forte, libero di sparare qualunque volgarità.

Invece non è così. Chi si nasconde dietro questa nuova maschera non sa che può essere rintracciato in qualsiasi momento.

Secondo alcuni psicologi, lo sfogo della rabbia sui social è dovuta a un disturbo dissociativo dell’identità. Quando una persona invia messaggi offensivi dal proprio cellulare, crede di essere un’altra persona, una sorta di sdoppiamento, e quest’altra persona giustifica il suo comportamento volgare, ingiurioso e provocatorio. Lui (o lei), nella vita reale, spesso non ha questo atteggiamento, non ne ha il coraggio e nemmeno ci è abituato. Però sente dentro di sè questa rabbia, perchè magari ha perso il lavoro, o non vede tutelati i propri diritti, oppure sente che la vita è ingiusta nei suoi confronti. Ecco allora che può prendersela con qualcuno: la classe politica, l’attore o l’attrice di turno, belli ricchi e famosi, i migranti…

Facebook è una massa di migliaia, milioni di individui e l’arrabbiato, in questa grande folla, non si sente più solo e riceve forza, euforia, potenza. Non solo, ha anche l’impressione di fare del bene alla società, si sente un paladino.

L’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile. Ciò gli permette di cedere a istinti che, se fosse rimasto solo, avrebbe necessariamente tenuto a freno. (Gustave Le Bon, “Psicologia delle folle”, 1895)

Prendersela con gli altri io non lo trovo nè giusto nè utile. Usare Facebook e gli altri social per liberarsi della propria frustrazione è da mediocri. Oltretutto si rischia anche una denuncia, perchè si commette un reato: diffamazione.

folla

E tu che ne pensi? Se vuoi, scrivi la tua opinione nei commenti giù. Io, nel frattempo, preparo due spaghetti all’arrabbiata.

10 risposte a "Quanta rabbia hai?"

Add yours

  1. Salmi 37: 7-11
    Sta’ in silenzio davanti all’Eterno e aspettalo; non affliggerti per colui che prospera nelle sue imprese, per l’uomo che segue i suoi malvagi disegni.
    Cessa dall’ira e lascia lo sdegno; non affliggerti; ciò porterebbe anche te a far del male.
    Poiché i malvagi saranno sterminati, ma coloro che sperano nell’Eterno possederanno la terra.
    Ancora un po’ e l’empio non sarà più; sì, tu cercherai attentamente il suo posto, e non ci sarà più.
    Ma i mansueti possederanno la terra e godranno di una grande pace.

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    1. Grazie, Orlando. Anche stavolta il tuo contributo è preciso ed efficace. Anche stavolta, la Parola ci dà il giusto consiglio: l’ira e lo sdegno fanno male agli altri e anche a noi stessi.

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  2. Ciao Letizia ,è vero c è tanta gente che usa i social per sfogare la propria rabbia….offendendo e ridicolizzando gli altri ,la verita che queste persone non hanno il coraggio di esporsi .per me vale sempre la regola che le persone si debbano confrontarsi con il dialogo ….parlare fa sempre bene

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  3. Salve a tutti. Secondo me la colpa di questa rabbia dilagante è della classe politica…mondiale. Non ha saputo risolvere problemi economici e sociali antichi. Il risultato sono le guerre…il terrorismo, le crisi economiche. E dalla mancanza di lavoro e mezzi di sostentamento adeguati che scaturiscono le migrazioni, le tensioni sociali, i problemi familiari e, purtroppo, qualche caso di femminicidio. Beninteso sto facendo una fotografia…Non condivido proprio gli effetti ma questi si verificano comunque. Anche i social diventano teatro di sfogo, rabbia, e in qualche caso anche volgarità diffusa. Potremmo stare tutti meglio…finiamo per stare peggio…grazie a politici mondiali…scarsi…ma veramente scarsi.

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    1. Ti ringrazio, Merlino. Condivido quanto hai scritto. Credo, però, che lo stesso concetto si possa esprimere con parole molto più efficaci, senza dover ricorrere al turpiloquio. Le parole sono armi, per chi sa come usarle. Usare parole volgari e mediocri significa scegliere quelle poco potenti.

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  4. Lo sfogo esternato da tanti sui social é sicuramente un deterrente per evitare reazioni catastrofiche ,ma é studiato a tavolino da coloro che “comandano ” e vogliono che questo equilibrio non cambi ,proprio per mantenere e difendere il proprio status quo …riflettiamo !

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  5. Condivido i commenti…sinceramente penso da tempo che ci siano “gestori di comportamenti” che agiscono per indurre nelle persone comportamenti precisi…Insomma, non solo si orientano i gusti nella moda, o per la scelta di un’auto…ma anche per avere una società triviale…

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    1. E’ proprio così: siamo continuamenti infuenzati, ogni giorno e in tante cose. Spesso non ce ne accorgiamo. L’importante è esserne consapevoli e, nelle scelte importanti, decidere con la propria testa.

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